Fusione TeAm e MoTe? La prima certezza è che bisognerà stra-correre. Lo impone la legge che vieta al Comune di Teramo di avere una doppia partecipazione in società col medesimo oggetto sociale. E il termine ultimo per sanare il tutto è fissata al 31 dicembre 2023. E di strada ce n'è da fare fino a dicembre per concretizzare la fusione tra Teramo Ambiente e Montagne Teramane e Ambiente Spa (Mo.Te). Quello approvato dalle assemblee dei soci è solo un atto di indirizzo politico con cui si dà mandato a presidente Sergio Saccomandi (TeAm) e ad Nicola Salini (Mo.Te) di valutare le condizioni tecniche, economiche e di opportunità dell'operazione.
Tradotto?
Si ricorrerà ad un incarico congiunto, uno per una valutazione legale-amministrativa circa la tipologia di fusione da fare, se per incorporazione o meno, e l'altro per una due diligence che valuti puntualmente ogni aspetto economico dell'operazione. Anche perchè se TeAm incorporerà MoTe dovrà tenere in forte considerazione sia debiti sia crediti del consorzio che riunisce i Comuni della montagna teramana (e conta di acquisirne altri tre, come soci, in estate). Non solo.
La società che verrà fuori dalla fusione avrà un nuovo nome e soprattutto un nuovo Statuto.
Altro passaggio verso il 31 dicembre: far approvare da tutti i Consigli comunali soci la bozza di Statuto. E c'è chi vede proprio Nicola Salini quale potenziale futuro nuovo Presidente della futura società, garantendo una degna rappresentativita ai Comuni-soci “incorporati” dalla società in house del capoluogo.
Anche il piano industriale dovrà essere cucito addosso alla nascitura società unica dei rifiuti che, come impone di fatto la normativa regionale con l'Agir, ambisce ad avere un ruolo di gestore unico del ciclo a livello provinciale. Non è detto che alla fine non venga "integrato" quello in essere di TeAm.
E qui scatta un'operazione...nell'operazione. TeAm “salva”, incorporando il MoTe, quella piattaforma di tipo A di Carapollo (per la quale MoTe non ha ottenuto un mutuo da un Istituto di credito) andandosi ad accollare l'investimento e provando così, col biodigestore, a chiudere il ciclo integrato dei rifiuti.
A proposito di biodigestore, anche qui bisogna correre e muoversi: il Comune è a caccia (disperata) di un tecnico capace di definire il piano di smaltimento dell'ex inceneritore di Carapollo.
Altra corsa contro il tempo, quindi. Entro fine 2023 bisognerà far partire lo smaltimento e fare la gara per la progettazione del biodigestore.
Un gran bel da fare, con l'estate di mezzo. La fusione arriverà. Ad oggi c'è solo chi ha detto: va bene, diteci se si può fare, come e se conviene...
Paola Peluso