Il corrosivo :"Faccio presente che questa mia operazione aveva lo scopo di conferire - questa è una parte che spero vogliate sottolineare e trasferire ai tifosi - la parte della struttura sportiva gratuitamente alla Teramo Calcio per risolvere definitivamente l'annoso problema dello stadio anche a favore di eventuali futuri proprietari della società sportiva. Come anche anticipato precedentemente a questo incontro col signor Sabatino Cantagalli, al signor sindaco di Teramo. Quindi deve essere chiaro e netto questo passaggio, che lo stadio veniva riconferito alla parte della struttura sportiva, veniva riconferita da Teramo Calcio affinchè anche se questa fosse retrocessa negli anni successivi poteva ripartire a giocare nello stadio senza dover pagare centoquarantaseimila euro all'anno per costi di usufrutto dello stadio. Per cortesia questa cosa la dovete sottolineare. OK ? Perché i tifosi lo devono sapere."
Queste parole, pronunciate dall’attuale gestore dello stadio di Piano d’Accio quando era presidente del Teramo calcio, andrebbero riportate su un cippo di pietra, su una lapide, e tramandate ai teramani del futuro. L’autore di queste parole sancì e teorizzò l’indissolubilità del connubio tra la la gestione dello stadio e la titolarità della società calcistica teramana. L’una non avrebbe potuto essere senza la seconda. Si sa che questa indissolubilità è stata sciolta e l’affermazione stracciata, si è tornati all’antico vizio, di una società calcistica che deve pagare, e profumatamente, per giocare sul terreno dello stadio cittadino, di proprietà comunale, ma gestito privatamente. Dopo un anno di esilio, il rinato calcio teramano, non professionistico, secondo taluni dovrebbe tornare a pagare per poter giocare sul “proprio” terreno di gioco, secondo un concetto espresso dal presidente del Club Biancorosso Giuseppe Bracalenti, inserita in un ragionamento che condivido a pieno. Egli dichiara: “La nostra posizione verso l’utilizzo dello Stadio Bonolis da parte del Città di Teramo è ben nota ed è stata chiaramente manifestata attraverso un comunicato. Tutti gli accordi e gli scenari che porterebbero la nostra squadra ad essere semplice affittuaria di quell’impianto, sono da considerarsi, almeno per noi, materialmente penalizzanti e moralmente umilianti per l’intera piazza biancorossa. Appare evidente che si verrebbero a riproporre tutte le condizioni che hanno portato le precedenti proprietà a denunciare a gran voce l’impossibilità di fare calcio in questa città. Pertanto, in caso di accordo, possiamo solo prendere atto che questa per la nuova società l’essere ospiti profumatamente paganti a casa propria non è ritenuto un elemento di ostacolo per lo sviluppo di programmi e di progetti futuri. Di questo possiamo solo che esserne felici… anche perché uno dei ‘paraventi’ più gettonati negli ultimi lustri per giustificare la mancata crescita calcistica nella nostra Città verrebbe finalmente meno”.
Quando il calcio teramano rinacque sotto le spoglie dilettantistiche del Città di Teramo, disdegnando ogni tentazione di fusione o di acquisti di titoli sportivi altrui, io ne sposai subito il progetto, con entusiasmo, e mi entusiasmai quando, dopo un attimo di incertezza, anche il tifo organizzato e quello della curva accorse con i suoi vessilli sul campo di Montorio, dove la continuazione del calcio teramano si esprimeva in esilio. Giudicai come uno dei momenti moralmente più alti quello in cui il tifo biancorosso si rifiutò di tifare nello stadio di Piano d’Accio la propria squadra, chiamatavi come squadra ospite, e rifiutò quella vergognosa ospitalità. Oggi che il nuovo titolare della squadra calcistica teramana si appropinqua e ripropone all’attuale gestore di essere ospitato per le partite casalinghe in un impianto gestito da chi è responsabile della caduta nell’inferno del dilettantismo del calcio teramano, io dico e affermo che il tifo teramano, organizzato e della curva, non dovrebbe seguirlo in una decisione che sa di ludibrio. Io personalmente non lo seguirò e invito altri a non seguirlo, fermo restando che poi ognuno potrà fare la scelta che vorrà. Il sangue e l’onore non sono acqua, e nelle vene dei tifosi biancorossi scorre sangue e onore. Chi afferma che rifiutare di incoraggiare la propria squadra anche su quel terreno di gioco diventato “infame” rassomiglia al gesto del marito che si evira per far dispetto alla moglie, sbaglia. Reputo il paragone non solo sbagliato e fuori posto, ma privo di ogni significato. Il nuovo conducator del calcio teramano faccia la scelta che ritiene opportuna. Io dico che la scelta opportuna dei tifosi teramani sarebbe quella di non seguirlo. Non si può mettere un solo euro in tasca a chi non ha speso un euro per salvare il calcio professionistico a Teramo dopo aver promesso di portarlo in paradiso e vederlo, non senza colpe, finire all’inferno. “I have a dream”: io ho un sogno. Vedere di nuovo i tifosi teramani nelle gare casalinghe del Teramo, se giocate in quello stadio che non è più nostro, incoraggiare i nostri campioni da quella curva naturale costituita dalla collinetta fuori dello stadio, lungo la strada provinciale, sempre che non gli sia interdetto. Il Teramo dovrà e potrà giocare in quello stadio solo quando di certi personaggi non sarà rimasto nemmeno il ricordo.
Elso Simone Serpentini