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universitascandalo«Il crollo degli iscritti nelle università abruzzesi è un fenomeno che deve essere analizzato a 360 gradi, non basta più dire che è dovuto al calo demografico». Ne è convinto Pino La Fratta, segretario generale Flc Cgil Abruzzo-Molise, che commenta l'ultimo rapporto dell'Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur). Secondo l'analisi l'Abruzzo, con 19.107 studenti universitari persi in un decennio, registra la percentuale più alta d'Italia (-30,3%) per diminuzione di matricole. I fattori che hanno portato a questo crollo delle iscrizioni sono diversi ma, secondo il sindacalista, «è necessario un cambio di passo urgente, ricreando le condizioni per invertire questo trend negativo».

Per raggiungere l'obiettivo dunque «bisogna mettere in campo interventi strutturali a livello nazionale e regionale, puntando a migliorare le condizioni per supportare i nostri atenei- prosegue La Fratta sl Messaggero Abruzzo - da un lato uscendo dalla logica competitiva che oggi penalizza il Mezzogiorno, dall'altro investendo sul diritto allo studio e su tutti i servizi che vi sono collegati». 

Un altro elemento che gioca un ruolo importante quando si parla di scelta dell'Università riguarda la dimensione delle opportunità di lavoro. «Quando viene meno la fiducia per lo sviluppo del proprio territorio, dai trasporti agli ospedali, è normale che un ragazzo pensa di non avere speranza e inizia quindi un percorso fuori dai confini regionali che lo porta ad iscriversi in una facoltà che si trova in un territorio con maggiori opportunità lavorative.