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VECCHIOSTADIOTrecento, eran giovani e forti e sono morti. Trecento: tanti gli eroi cantati da Luigi Mercantini nella sua poesia “La spigolatrice di Sapri”. Duecento saranno gli spettatori che potranno assistere agli eventi sportivi sul “riqualificato” vecchio campo sportivo comunale una secondo le intenzioni progettuali annunciate dal sindaco D’Alberto. Così scrive il Centro oggi, nel titolo e nell'articolo:

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Che pena dover dire che il sindaco D’Alberto - non “mio” perché non l’ho mai votato, ma “mio” perché, purtroppo, sindaco della mia città, e a furor di popolo dopo la rielezione - è un “parolaio”.

Non un “paroliere”, che è mestiere nobile, ma “parolaio”, nel senso che usa le parole belle per abbellire la realtà brutta. Il “parolaio” cambia con le belle parole il senso alla realtà, come fa Putin quando scatena una guerra e la chiama “operazione speciale”. La parole a cui tanto prolificamente ricorre il sindaco D’Alberto sono strumenti che nelle sue mani servono a stupire, a meravigliare, a nascondere la realtà, ad abbellirla, a indorare le pillole e la supposta.

Ha sempre parlato di “riqualificazione” del vecchio campo sportivo comunale, ma in realtà con la parola bella ha nascosto la realtà dell’abbattimento. Ha detto che aveva “blindato” la convenzione dello stadio di piano d’Accio e invece l’aveva o la voleva ancora di più sbilanciare a favore del gestore privato. Ha accolto i Ciaccia come salvatori del calcio teramano, senza incaricare nessuno del suo ufficio di fare una semplice ricerca su google, dove erano scritti con chiarezza i loro precedenti penali. Aveva detto, e continua a dire, che avrebbe discusso con la città e con i cittadini il progetto di “riqualificazione” del vecchio Comunale e invece, senza averlo discusso se non con i progettisti che gli consigliano, o glielo impongono o glielo dettano, ripresenta ancora il suo progetto squalificante, sempre lo stesso, quello di sempre, proposto più volte, fin dall’inizio, e che a me pare viziato, come il progetto per il nuovo ospedale, dal sospetto dell’ombra lunga della speculazione.

Duecento posti.

A che cosa serve un impianto sportivo da duecento posti?

A giocare a bocce?

Che ce ne facciamo?
Io invito formalmente il sindaco D’Alberto a smetterla con il suo mestiere di “parolaio”. Anche io sono un uomo di parole, ho vissuto di parole, perché con le parole ho insegnato, ho vissuto di parole, perché con le parole ho scritto i miei libri, conosco l’uso delle parole, le so leggere e le so scrivere, le so interpretare.

So che cosa significano.

Allora non ho bisogno di leggere niente altro dei dettagli del mega progetto che il sindaco D’Alberto annuncia alla città senza averlo prima discusso con la città.

Per capirlo, quel progetto, mi bastano quelle due sole parole “duecento spettatori”.

Tutte le belle parole con cui ammanta il suo annuncio di una riqualificazione, pur dicendo che vuole decidere insieme con la città, sono un sudario di morte per la tribuna, che continua a voler abbattere, con le scellerate scelte consequenziali.

Tutto il resto pare così bello ed è solo sterco. E sullo sterco puoi metterci anche la polvere d’oro, per nasconderlo, ma sempre sterco è. Ecco le belle parole, anzi il cambiamento delle parole, la loro trasfigura zio. In bocca al sindaco “parolaio”, le parole mutano di significato, dicono una cosa e ne intendono un’altra. Con l’uso di quelle parole di significato mutato ha vinto le elezioni, ma perderà la stima di persone come me, per cui le parole hanno un significato preciso.

Non leggete tutta la fuffa d’albertiana, sono parole al vento. Concentratevi su quelle due sole parole che contano: 200 spettatori. Cosa credevate? Vi eravate illusi? Davvero avevate creduto che D’Alberto volesse ridare vita al vecchio comunale?

Si, lui usa la parola “vita” ma nella sua bocca la parola significa “morte”, la parola “blindare” significa “aprire”, la parola “riqualificazione” significa “abbattimento”, la parola “sogno” significa “incubo”. “rigenerazione urbana” significa “assassinio di una città”, la parola “salvaguardare” significa “rendere marcio”-

Leggete le parole del sindaco D’Alberto, rivoltate il loro significato e capirete quel che veramente ha detto e che cosa veramente vuole fare. Chi cambia il senso alle parole e nasconde le sue reali intenzioni non è solo un “parolaio”, ma è anche uno che non ha il coraggio di rendere esplicito il proprio operato. Purtroppo devo constatare che in ogni occasione il sindaco D’Alberto ha detto una cosa e ha fatto l’esatto contrario, anche in tema di rapporto con il gestore dello stadio di Piano d’Accio.

Chi si comporta così e si nasconde dietro le belle parole è una persona senza attributi, senza coraggio, e il coraggio uno non se lo può dare se non ce l’ha.

Duecento spettatori, e questo spiega perché quell’impianto tutto sarà fuorché un campo sportivo. D’Alberto non vuole salvaguardare, riqualificare, rigenerare il vecchio comunale, vuole abbatterlo e non ha il coraggio di dirlo.

E’ un generale che si arrende al nemico e dice di aver vinto.

Perdonatelo, voi, se volete e potete, io non lo perdono.

Anzi lo accuso.

Sarebbe da mandare come imputato davanti ad un tribunale del popolo.


Elso Simone Serpentini

corrosivo