Nell'anno 2022 la Pro Loco di Valle San Giovanni ha condotto un progetto, con il contributo della Fondazione Tercas e del BIM per la messa in sicurezza ed il restauro conservativo dell'Abbazia di San Giovanni in Pergulis. Questo intervento ha permesso la riqualificazione dei resti dell'antica vela campanaria e la creazione di un'area verde ricreativa adiacente alla torre intitolata al mai dimenticato Don Igor Di Diomede, Parroco di Valle San Giovanni dal 2007 al 2014 e mancato nel 2020. Ieri l’inaugurazione insieme a tutta la comunità, era presente anche la mamma di Don Igor che, insieme alla Presidente della Proloco Francesca Nunziante, ed ai componenti del Direttivo Serena Di Gregorio, Carla Di Domenico, Valerio e Alessandro Bracalenti, Silvio Rapagnà, Matteo Di Domenico, hanno tagliato il nastro. “Un progetto che ci ha coinvolti completamente negli ultimi anni. Un qualcosa che sognavamo da tempo, forse inimmaginabile, ma la tenacia ed il senso di appartenenza ha fatto sì che il sogno diventasse realtà!” spiega la presidente.
“Questo è un punto di partenza, non di arrivo” dice Valerio Bracalenti “Questa area restituita al paese deve tornare a vivere e diventare luogo di aggregazione utilizzato da tutta la cittadinanza” Valdo Di Bonaventura, che ha partecipato in vece del Sindaco, ha mostrato stupore per la bellezza del luogo e per il risultato raggiunto dei giovani della Proloco, promettendo di fare il possibile per dotare il luogo di illuminazione.
La Storia del luogo e stata descritta con grande emozione da Nicola Di Saverio archeologo, che in questi luoghi ha giocato da bambino, e continuando le ricerche del padre, l’architetto Francesco Di Saverio ha ricostruito la storia di questo luogo.
"Le ingiurie del tempo non hanno certamente risparmiato l'antico monastero di son Giovanni in Pergulis, crollato silenziosamente tra l'indifferenza, ma la vela del suo campanile, seppure in parte coperta da rovi, si erge misteriosa nella tranquillità della campagna ed esercita ancora un grande fascino. Ecco, queste ragazze e questi ragazzi hanno strappato non solo i rovi che coprivano questo monumento ma soprattutto quel velo di indifferenza che aveva ammantato l'abbazia”. Ha detto Nicola Di Saverio
Per finire una poesia in dialetto vallarolo scritta per l’occasione da Giorgio Liberato dal titolo “La Tarre de San Giuhanne”letta egregiamente da Adriano D’Annunzio.
La proloco dì Valle San Giovanni con il CAI Teramo e i ragazzi del SOSEC Teramo hanno inoltre aperto il Sentiero 518 che dall’Abbazia di San Giovanni in Pergulis di Valle San Giovanni arriva a Valle Soprana, un percorso facile e adatto a tutti.
STORIA
A CURA DI NICOLA DI SAVERIO
La storia della fondazione dell'abbazia di San Giovanni in Pergulis è molto antica e difficile da rintracciare, nascosta tra le pagine di pergamene manoscritte, spesso illeggibili. La sua importanza è attestata in molti documenti medievali ma la storia del sito, in realtà, è ancora più antica, testimoniata da materiali romani venuti alla luce durante i lavori di pulitura dei ruderi dell'abbazia, per cui è lecito supporre che il monastero occupasse un sito antico, forse una villa rustica. Oggi possiamo osservarne la vela campanaria quale testimonianza di un'abbazia benedettina maschile, la cui menzione compare già in una Charta Donationis del 1134 di Gusberto o Guiberto di Suppone al vescovo aprutino Guido II.
Sulle origini del toponimo, lo storico teramano Nicola Palma afferma che i viandanti, provenienti dai sentieri montani, arrivando qui scorgevano per primi i frutti della vite e quindi le diciture latino-medievali "in Perqulis" e "in Perulis" si riferiscono proprio alle pergole che dovevano coprire questo territorio. Dallo storico Francesco Savini, invece, si evince che l'esistenza del paese di Valle San Giovanni sia successiva a quella dell'abbazia, elevata probabilmente in un luogo solitario lontano dai grandi centri e molto frequentato da movimenti eremitici, come si deduce da altri documenti che riferiscono come il Teramano e i Monti della Laga furono interessati da una precoce introduzione di forme monastiche di tipo eremitico che andarono assumendo sempre più impor tanza anche per la formazione di villaggi. Il monastero passò dal territorio di competenza del feudo di Frunti alla città di Montorio e quindi all'Ordine Cistercense, che nasce e si sviluppa dal ceppo benedettino. La presenza dell'abbazia diede un forte impulso allo sviluppo dell'economia circostante. Le vicende successive al Concilio di Trento segnarono l'inizio della decadenza di questa piccola abbazia che era stata il fulcro della vita della popolazione rurale. Dai documenti medievali emerge anche il suo legame con la viabilità dell'antica Roma: nel borgo di Valle San Giovanni, a pochi metri da qui, è stato ritrovato il cippo 114 della via Claudia Valeria. L'atto ufficiale di chiusura dell'abbazia è datato 1802
Ogni tentativo di ricostruzione dello sviluppo architettonico del monastero è reso difficoltoso dalla scarsità dei dati e difficile è anche il tentativo di ricostruzione della planimetria.