Cento anni di Parco Nazionale, associazioni ambientaliste di ogni genere, ma gli orsi li vediamo sempre più spesso nei centri abitati, alla ricerca disperata di cibo, ciò significa che sia i Parchi che queste associazioni ambientaliste, prendono i fondi solo per la loro sopravvivenza, senza preoccuparsi dell’abbandono del territorio che loro stessi con i loro vincoli hanno causato. Lo dimostrano i vari video che immortalano la presenza degli orsi nei centri abitati con figli a seguito come quello di questa mattina (GUARDALO QUI) nel comune di Roccaraso, che diventano pericolosi per la protezione dei figli. Tutto questo grazie all’abbandono del territorio con la scomparsa dalle montagne degli attori principali, allevatori, boscaioli, agricoltori e cacciatori, questi ultimi i primi ad essere esclusi per far vedere al popolo la loro azione per la conservazione della fauna. I cacciatori sono i veri conservatori della fauna selvatica che con i loro interventi mirati tengono un equilibrio faunistico che scongiura anche possibili infezioni come la PSA. Forse questi hanno dimenticato che l’uomo appartiene al regno animale, facente parte della catena alimentare. In sostanza con l’avvento delle aree protette hanno rotto quella biodiversità che adesso stanno sbandierando ai 4 venti, mirando ad avere altri finanziamenti. Invece sono cresciute le zone di protezione come i PATOM e adesso vogliono fare i corridoi faunistici. Invece di rigenerare un equilibrio nelle nostre montagne a sostegno degli attori principali, questi signori, se cosi si possono chiamare, hanno richiesto fondi per il progetto life Ursus che prevede un ulteriore crescita di territorio sotto tutela, che in Abruzzo ha raddoppiato quello consentito dalla legge con tre Parchi Nazionali uno regionale collegandoli tra di loro partendo dal Molise fino in Umbria. Per non parlare delle oasi naturali posizionate su bacini artificiali. La scomparsa del mondo rurale ha spinto gli animali nelle città con danni ingenti alle colture, problemi di viabilità, e adesso anche attacchi alle persone da parte dei grandi carnivori, mentre i dipendenti dei parchi fanno opere di convincimento con incontri con la popolazione per dire ai cittadini che i lupi di oggi non sono come quello di cappuccetto rosso. Ma c’è un vecchio detto che dice: il lupo perde il pelo ma non il vizio!
Responsabile dell’associazione
della cultura Rurale
Dino Rossi