Va bene che i teramani non hanno mai avuto buona memoria…. Ma… e sarebbe bene ogni tanto, periodicamente, ricordare loro i fatti. Va bene anche che i teramani spesso si lasciano prendere da quel furore che prende i tori davanti agli stracci rossi e non vedono altro che quelli… come quando travolsero tutto e tutti davanti al miraggio di un nuovo stadio a Piano d’Accio, arrivando a minacciare di morte con telefonate notturne quanti osavano avanzare il minimo dubbio su un project financing di cui consideravano un solo aspetto, il nuovo stadio. Non si curavano d’altro, non del centro commerciale e di quello che avrebbe comportato per il commercio cittadino, non della convenzione, che avrebbe dovuto essere fatta in un certo modo… No, niente… si puntava al nuovo stadio e avrebbero venduto la madre per averlo, sperando che il nuovo stadio avrebbe potuto di per sé fare grande il calcio teramano. Si sa quel che è accaduto, ma i teramani lo hanno dimenticato… Campitelli si lamentava per il troppo che pagava per far giocare il Teramo in quello stadio… ma non contava… doveva cacciare i soldi e basta… Ma ricostruiamo solo l’ultimo periodo…. Anche a furia di pagare troppo quello stadio, Campitelli decide di mollare…. È pronto a lasciare e tratta con un imprenditore non teramano. Sarebbe stato affidabile? Non affidabile? Non sappiamo. Sappiamo che si infila nella trattativa un imprenditore teramano e Campitelli pensa che solo perché è teramano è più affidabile dell’altro, molla l’altro, cede la società all’imprenditore teramano. Il quale prende il Teramo, ma dopo averlo preso comincia a frignare…. Il Teramo non gli basta. Per farlo forte, vuole anche lo stadio. Perché, dice, se la società ha anche lo stadio, la società è più forte, vola più in alto. Ilsindaco D’Alberto si fa intermediario e “convince” un riottoso Cantagalli a cedere lo stadio. Non sappiamo di quali armi si sia servito per convincerlo, se abbia fatto promesse al nuovo gestore, come costui sembra suggerire. Poi dice di aver “blindato” la convenzione. Blindare significa che il legame società stadio è indissolubile. E’ quello che le sue parole lasciano credere. Ma si scoprirà che non è così. D’Alberto non ha blindato nulla: il legame società-stadio non è per nulla indissolubile e, quando il nuovo gestore molla la società, questa resta senza stadio, per di più resta anche senza una squadra. Nel frattempo il sindaco ha preparato al nuovo gestore un nuovo piatto ricco: si chiama PEF e glielo avrebbe servito su un piatto non d’argento, ma d’oro, se qualcuno non si fosse messo d’inciampo e non avesse, per fortuna, fatto saltare lo sciagurato progetto. C’è chi dice che il nome del nuovo gestore va dimenticato, che tutta la vicenda va scordata, che si deve pensare solo al futuro, che il nuovo Teramo, faticosamente fondato e portato a fare un piccolo salto di categoria, debba assolutamente giocare sul luogo dove è stato assassinato, in pratica sulla sua tomba, nel suo cimitero… non importa che si debba assolutamente beneficiare il gestore che della morte del Teramo è stato responsabile… ci si deve passare sopra. Scurdammece o passato… ma il passato ritorna, è un fantasma che ritorna… e, se non fai i conti con il passato, nemmeno il tuo futuro è assicurato. Intanto su quello stadio ci giocherà primariamente una squadra laziale, lo stadio viene venduto allo straniero… e tu giocherai in un campo straniero quando sarà lasciato libero dallo straniero. Intanto il tuo sindaco ha tolto di messo ogni alternativa, ha lasciato deperire per assoluta mancanza di manutenzione ogni altro campo sportivo. Ssul vecchio Comunale, lasciato deperire ogni giorno di più, non ha tagliato nemmeno l’erba e si propone di abbattere la tribuna dicendo che vuole riqualificare l’impianto. Ora si propone come mediatore tra la società e il gestore dello stadio, in uno scambio che sa un po’ di ricatto un po’ di mercimonio. perché il gestore che aveva avuto il Teramo e poi lo ha mollato ha dimostrato che voleva soprattutto lo stadio e il Pef e del Teramo non gliene fregava nulla, e che ha puntato solo a querelare chi lo criticava, commettendo l’errore di lasciarsi andare un po’ sopra le righe. La tifoseria è divisa: c’è chi non si spiega al ricatto, morale e sportivo, c’è chi è pronto a piegarsi dicendo: come non seguire la squadra del cuore, pur dopo averla, con qualche titubanza, fatta propria, adottata, sostenuta, avendola ripresa dal secchio delle immondizie dove era stata buttata? Ma c’è anche chi ha il senso dell’onore, del rispetto, del culto dei tifosi che non ci sono più e dei quali ci si chiede se sarebbero arrivati al punto di piegare la schiena e riconoscere per propri beniamini degli ostaggi costretti a portare la maglia biancorossa in uno stadio sul quale quella maglia è stata oltraggiata. Chi si prepara a disertare quello stadio viene accusato di danneggiare il calcio teramano… ed è pronto a qualsiasi umiliazione pur di giocare il derby Teramo-Giulianova a Piano d’Accio. Io penso che siano accecati dalla passione, come forse lo sono io. Forse hanno ragione e io ho torto, o viceversa. Ma io penso che non bisogna mai cedere al nemico e mai baciare la mano di chi ti ha colpito e dà a vedere che ti vuole colpire ancora.
Elso Simone Serpentini