Scrivo questa lettera per esprimere alcune considerazioni sui fatti che stanno riguardando la scuola Melchiorre Delfico.
Nel 2012 come Consiglio Nazionale dei Geologi, intraprendemmo un percorso di impegno culturale con i genitori delle vittime della Casa dello Studente presso tutte le principali istituzioni nazionali e locali, per evidenziare che il problema della sicurezza degli edifici scolastici doveva essere inserito tra le priorità dell'Italia.
E a tal proposito, nel 2012 fummo ricevuti al Quirinale anche dall'allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, proprio affinchè il problema della sicurezza delle scuole venisse inserito al centro dell’agenda nazionale. Venivamo da due gravissime tragedie nazionali, come il crollo della scuola di San Giuliano di Puglia nel 2002, che strappò via la vita a tanti bambini, e il crollo della Casa dello Studente a L'Aquila nel 2009. Tragedie immani. Vere tragedie. Da quei fatti era però nato un serio dibattito, e qualcosa si era mosso. Eppure, oggi sembra che il tema della sicurezza scolastica sia tornato ad essere un argomento scomodo per la politica e parte della società odierna. Dal giorno del sequestro del Delfico ho sentito e letto da ogni parte, dai politici in primis, dai docenti, dai rappresentanti d'istituto, dai genitori degli studenti, frasi che mi hanno lasciato incredulo e sconcertato: “ E’ una tragedia”, “Se non è crollato finora”, “Chiediamo subito il dissequestro”, “Cerchiamo un appiglio per presentare ricorso”.
Sono affermazioni inaccettabili quando si parla di sicurezza nelle scuole. La parola “appiglio” in particolare, mi ha colpito. Mi ha riportato alla mente il Vajont, quando prima dl disastro si cercavano i pretesti per giustificare la sicurezza della diga. Fortuntamante, qui non abbiamo nulla che possa essere raffrontato con una tragedia, ma questo è proprio il momento di affrontare il problema con serietà, senza minimizzare. I gravi errori del passato hanno portato a normative più stringenti in merito alla sicurezza degli edifici, specie quelli scolastici. Bisognerebbe averne maggior rispetto da parte di tutti a partire dai principali responsabili. Siamo, dunque, di fronte a un problema da risolvere, e non ad una tragedia. Non siamo di fronte a un sequestro, ma a un atto necessario. Non c'è bisogno di un dissequestro, ma di un progetto. Non serve un appiglio, ma una politica che renda efficiente il percorso per mettere in sicurezza l'edificio. Questo è quello che penso a differenza probabilmente di altri. Il problema riguarda la sicurezza di un edificio che sta per compiere 100 anni, e che solo per questo dovrebbe essere monitorato con attenzione. Ha subito almeno cinque importanti scosse sismiche solo negli ultimi 25 anni (Umbria, Marche, L'Aquila, 2 volte Amatrice, Norcia), senza dimenticare quella del 1951-52. Ogni giorno l'edificio contiene e dovrà contenere, e sostenere le vibrazioni, di 1600 persone, di cui 1200 ragazzi. Non si tratterà dunque di andare a vedere quale perizia abbia ragione o torto, eventualmente ci fosse qualcuno che riesca ad affermare il contrario di quanto riportato dai tecnici del MIT. Ma di elevare comunque il livello di conoscenza e di sicurezza dell’edificio che risulterebbe da quanto si è detto e scritto avere criticità sin dalla prima perizia svolta nel 2016, e confermata successivamente da altra nel 2019 dopo i lavori che avrebbero dovuto migliorare la situazione. Infine, da cittadino, ci sarebbero tante domande da poter fare.
Mi auguro che venga chiesto di far chiarezza vera a tutte le figure responsabili a vario titolo su questi 8 anni, e che pertanto si faccia chiarezza in merito a quanto accaduto, se è vero che questo edificio tramite ben 2 perizie sia stato ritenuto non stabile e pertanto abbia messo a rischio ragazzi-studenti e lavoratori.
Giorgio Di Bartolomeo