E' un bombardamento vero e proprio, quello che nelle ultime ore ha visto scontrarsi alcuni big della politica teramana, senza esclusione di colpi. Anzi: con bordate devastanti. Il "casus belli" è stato, manco a dirlo, il silenzioso protagonista dell’ultimo mese della storia teramana: il “Delfico”. E’ proprio sul novantenne palazzo di piazza Dante che s’è accesa la miccia dello scontro politico. Tutto comincia quando il presidente della Provincia, Camillo D’Angelo, annuncia di voler valutare l’avvio dei lavori sul palazzo di Piazza Dante, “in continuità” con l’attuale chiusura. Come dire: visto che i lavori dovremo farli e che in quel caso si sarebbe dovuto sgombrare l’edificio, tanto vale farli subito, visto che è già stato liberato. Una scelta che, però, non piace alle famiglie e spaventa i commercianti, visto che, tra burocrazia e lavori, il Delfico rischia di riaprire tra otto anni. Così, raccogliendo quelle preoccupazioni, due consiglieri regionali, Paolo Gatti e Sandro Mariani, sia pure di posizione politica avversa, hanno deciso di unire le forze (LEGGI QUI), per chiedere il dissequestro e perché nessuno consideri prioritario altro che non sia il ritorno dei ragazzi nelle aule del Delfico. Un “messaggio” chiaro, una road map collettiva, ma anche un “avvertimento” a chi - D’Angelo in primis - segue altre strade. E D’Angelo non ha accettato, quell’avvertimento, tuonando (LEGGI QUI) ai microfoni di certastampa proprio contro Mariani e Gatti. Un attacco all’arma bianca, quello del presidente della Provincia, al quale ha risposto la trincea gattomariana, prima con il consigliere regionale di Fratelli d’Italia (LEGGI QUI), poi con quello del PD, che ha lanciato un tomahawk contro D’Angelo, come potrete ascoltare in questa intervista.