INTELLIGENTI PAUCA (SUFFICIUNT) recita un antico motto latino, cioè a buon intenditor poche
parole; pertanto, avevamo creduto che il semplice diniego alla decentralizzazione del Convitto
Nazionale bastasse a far comprendere come una realtà così complessa non potesse essere
spostata al di fuori delle mura del centro storico, in cui essa è nata ed è prosperata, raddoppiando i
propri numeri nel corso di un decennio. Apprendiamo, invece, dalla stampa, che sono iniziati i lavori
per il Convitto presso la zona antistante al “Forti”. Il progetto non comprende tutte le scuole, ma solo
il Convitto, come se esso potesse vivere di vita propria.
Forse è necessaria maggiore chiarezza attraverso un’espressione (ci perdoneranno i fini
matematici) che mostri un’altra esigenza preponderante, cioè quella di mantenere unite le scuole
annesse.
CONVITTO = UNITÀ DELLE SUE SCUOLE (Primaria, Secondaria di Primo e Secondo Grado).
Partendo da questo assunto (o forse, per continuare con termini matematici potremmo parlare di
assioma), se ne deduce che non potrà esistere il Convitto senza le Scuole Annesse, né le Scuole
Annesse potranno sopravvivere al Convitto. (NdA: Per altro il termine UNITÀ dovrebbe essere ben
noto alla parte politica che governa la città sia al Comune che alla Provincia, quantomeno dovrebbe
essere noto a chi, per sorte o per buona volontà
, conosca un minimo di storia della politica italiana).
Perché allora il Presidente della Provincia insiste con la delocalizzazione e con la frammentazione
del Convitto Nazionale? “Honi soit qui mal y pense!”, Si vergogni chi pensa male, risponderebbe
Edoardo III, re d’Inghilterra. Potrebbe davvero volere il male di una scuola colui che dovrebbe avere a
cuore il futuro della stessa? Noi non lo crediamo, ma abbiamo bisogno di capire alcune cose poco
chiare a menti non abbastanza esperte nella progettazione edile, come invece lo è il Presidente.
Facciamo dei conti spicci, da profani: da progetto, le stanze per i convittori misurano 5,76 m X
2,24+2,34, una metratura inferiore ai 27 metri quadri; si contano cinque stanze per un settore e
cinque per l'altro, ciò vuol dire che ogni stanza dovrà ospitare 6 studenti. La nostra curiosità ci spinge
ad indagare sulla normativa per le stanze d'albergo, le cui metrature risultano 9 metri quadri per la
stanza singola e 14 per la doppia. Questo ha dell’incredibile, considerando anche la recente
esperienza con il Covid, che avrebbe dovuto insegnarci una maggiore tutela in materia di salute
pubblica. A questo punto un’altra domanda arriva spontanea a noi povere piccole menti: chi
dovrebbe vigilare? La ASL non dovrebbe controllare le condizioni di salubrità?
La nostra curiosità poi si allarga per comprendere come siano strutturate le aree funzionali attigue e
scopre che mancano il servizio di portineria, un servizio lavanderia e guardaroba sufficientemente
ampio da poter consentire il deposito di bagagli ed effetti personali degli studenti di lunga
permanenza, l'infermeria. Oltre a ciò
, la mensa risulta sufficiente solo per i convittori residenti, ma
non per gli studenti semiconvittori delle scuole annesse i quali dovrebbero usufruire del servizio che,
ora sospeso, risulta parte integrante del semiconvitto.
Tante sono poi le domande che si affastellano: la cucina e i magazzini sono sufficientemente
dimensionati alla preparazione del numero dei pasti necessari? i servizi igienici e le docce sono in
numero sufficiente per il totale degli utenti? Le zone studio consentono sia la socializzazione che
uno studio individuale?
Sarebbe bastato interloquire con la Dirigente per avere la misura delle cose; invece, la stessa
apprendeva dai “Due punti” la notizia dell’inizio dei lavori. Eppure, la politica dovrebbe essere per il
bene della “polis”, della città e dei suoi cittadini, non certo per curare interessi che vadano contro il
sentire comune.
Fatte queste considerazioni basilari, il Presidente dovrebbe rispondere a qualche altra domanda
mossa dalla nostra curiosità. Che fine ha fatto la super perizia pagata col danaro dei cittadini?
Perché non è stato chiesto il dissequestro per vie ordinarie, visto che la Cassazione non si è
pronunciata nel merito della staticità dell’edificio? Perché il Sindaco non concede lo Stadio o l’area
della San Giuseppe messa a disposizione dai proprietari?
Noi vogliamo un’area nel centro storico che possa contenere tutta la realtà del Convitto, per il bene
della scuola e dell’intera comunità cittadina e, per ottenere ciò, raccoglieremo le firme di tutti coloro che hanno a cuore la vita di questa città.
IL CONVITTO NAZIONALE “MELCHIORRE DELFICO” DI TERAM