Una super perizia per Francesco Di Rocco (difeso dall'avvocato Federica Benguardato) per stabilire la capacità di intendere e volere del 49enne al momento del fatto e cioè al momento nel quale ha uscciso il padre con 92 coltellate. La perizia sarà affidata al medico Luigi Olivieri nella prossima udienza in Corte d'Assise ma a tenere banco è stata la teste a difesa della psichiatra del carcere: Antonella Nissim che lo cura da oltre un anno e che lo visita due volte a settimana. La sera che il padre 83enne l'ha minacciato di cacciarlo di casa la sua reazione è stata quella di colpirlo con 92 coltellate con la rabbia che lui, in 49 anni, non aveva mai mostrato prima d'allora. Una violenza inaudita alla quale Francesco Di Rocco sarebbe arrivato proprio a causa della sofferenza che si portava dentro. Per la psichiatra del carcere Francesco «avrebbe un disturbo ossessivo compulsivo con tendenza all'accumulo per arginare le sue paure».
«Anche in carcere Francesco ha subito degli abusi: atti di bullismo, che noi abbiamo segnalato, ha detto sempre nella testimonianza la psichiatra del carcere. A segnarlo ulteriormente c'è stata poi la morte della mamma, «un lutto che lui non ha elaborato», si legge oggi sulle pagine del Messaggero Abruzzo. «Paradossalmente il carcere l'ha vissuto come un momento liberatorio ma se oggi dovesse uscire da lì, non sarebbe in grado da solo di vivere in una casa, pagare le bollette, andare a fare la spesa e relazionarsi con gli altri». La sua mente duranti gli anni di vita col padre che lo ha sempre condizionato «è stata erosa come una roccia dalla goccia d'acqua». Una testimonianza incrediile che fa capire come Francesco sia nato e vissuto in una "casa sbagliata".