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Quella che vedete è una notifica del 22 maggio 1944 del podestá Umberto Adamoli in cui si rendono note (appunto) le disposizioni sui beni di proprietà dei cittadini (ma non solo) di "razza ebraica". 
 
 Fortunatamente Teramo vedrà i partigiani liberarla solo una ventina di giorni dopo Umberto Adamoli, podestá fedele al duce e alla repubblica sociale, agli stessi rimase fedele fino a che, evidentemente, vide convenienza. 
Questo non sorprende, il fascismo è trasformismo, aderenza al potere in qualsiasi modo, l'ideale borghese per eccellenza.
 
Lo vediamo con il signor presidente del consiglio, aggressiva verso le petromonarchie del golfo Persico fino a che le è convenuto, ma divenutane ora alleata.
 
Lo esemplifica perfettamente Antonio Scurati nella sua saga M, quando fa dire a Mussolini che lui è come le bestie, sente il tempo che viene.
 
Questo è il grande insegnamento che il duce ha passato ai suoi accoliti, Adamoli deve averlo imparato per bene.
 
E non sorprende neanche che lo stato ebraico voglia premiare uno cosí, che a seconda della convenienza o aiutava la RSI e i nazisti a sequestrare i beni ebraici o aiutava gli ebrei a sfuggire dalla persecuzione nazista e repubblichina.
 
E non veniteci a dire che non c'erano scappatoie, che è rimasto saldo nel ruolo di podestà per aiutare la città.
 
I "giusti", chi voleva aiutare la cittá, ieri era in montagna, oggi lotta contro il genocidio del popolo palestinese.IMG_1350.jpeg