GIORNALISTA – Professore, le chiedo di ricostruire un’antica pagina di storia, sulla quale lei ha svolto approfondite ricerche. Come avvenne che settanta anni fa venne costituito il Comune di San Nicolò a Tordino e diventò capoluogo della provincia?
STORICO–Ho studiato a lungo le carte dell’epoca e ho potuto effettivamente ricostruire il processo che portò alla costituzione del nuovo Comune di San Nicolò a Tordino e alla sua designazione a capoluogo di provincia. Dalla provincia di Teramo si passò alla provincia di San Nicolò nel giro di un quinquennio.
GIORNALISTA – Può fornirci in sintesi gli estremi di questo passaggio storico?
STORICO–Tutto cominciò una diecina d’anni dopo un evento sismico, che produsse qualche danno nella città di Teramo, non gravi come quelli dell’Aquila, ma tali da mettere in pericolo di crollo alcuni edifici pubblici e privati.
GIORNALISTA–E allora che accadde?
STORICO–Accadde che nell’immediato furono pochi gli interventi di recupero degli edifici danneggiati o di quelli che avevano comunque bisogno di qualche intervento per ripristinare gli indici di sicurezza sismica. Passarono dieci anni, dopo di che a poco a poco partirono i cantieri. Qualche edificio ritenuto poco sicuro venne addirittura sequestrato, come il Liceo Delfico, che venne sgomberato d’urgenza.
GIORNALISTA–Lei parla dell’attuale caserma dei vigili digitali?
STORICO – Esatto, quello. L’edificio venne abbandonato e in pochi anni si degradò tanto che alla fine dovette quasi tutto essere riedificato. Dieci anni fa è stato recuperato ed è stato destinato ai vigili digitali e dell’intelligenza artificiale.
GIORNALISTA – E il Delfico venne spostato a San Nicolò.
STORICO–Sì. Il nuovo Liceo Delfico, così come tutte le altre scuole, fu poi ricostruito a San Nicolò e fu uno dei primi edifici che vennero spostati in quello che poi è diventato il capoluogo della provincia.
GIORNALISTA – Poi seguirono gli altri, negli anni.
STORICO – Sì. Vennero spostati a San Nicolò anche la Prefettura, la sede alla Provincia,tutte le scuole, la Questura, il Tribunale, l’ospedale. Tutte le vecchie sedi avevano qualche danno, così si decise di spostare tutto. Il centro storico della vecchia Teramo, che aveva già subito un processo di desertificazione, si spopolò sempre di più, sia di residenti che di attività commerciali. Alla fine erano rimasti nel centro storico non più di mille residenti e una ventina di attività commerciali.
GIORNALISTA – Incredibile.
STORICO - Tutto procedette con rapidità straordinaria. Pensa che,mentre per anni i cittadini si erano lamentanti della mancanza di parcheggio, quasi tutti i parcheggi erano vuoti, da blu li fecero diventare bianchi, cioè gratuiti, ma continuarono a restare vuoti. Non c’era più motivo di andare nel centro storico di Teramo, dove non c’era più nulla da fare. Perfino molte chiese furono chiuse, per assenza di fedeli anche nelle messe tradizionalmente più seguite.
GIORNALISTA – Come nacque l’idea di spostare il capoluogo?
STORICO: - Le cose andarono così. Un consigliere di minoranza prese a dire che, siccome tutto si svolgeva a San Nicolò, a Teramo non si faceva più nulla, tanto valeva che San Nicolò diventasse Comune a sé. Ma lo disse per sarcasmo. Invece nella maggioranza qualcuno prese la palla al balzo e rilanciò l’idea.
GIORNALISTA: - Era ancora sindaco D’Alberto?
STORICO: - No. Non lo era più. D’Alberto si era ritirato dalla vita politica dopo il secondo mandato, ma questo favorì la costituzione del comune di San Nicolòà. D’Alberto risiedeva a San Nicolò e non poteva fare un terzo mandato come sindaco di Teramo, però avrebbe potuto fare il sindaco se fosse stato istituito il nuovo comune di San Nicolò.
GIORNALISTA: - E tanto avvenne.
STORICO: - Sì. Esattamente. Venne fatta una petizione, anzi, una sottoscrizione di firme, più di cinquemila cittadini di San Nicolò chiesero l’istituzione di un nuovo comune. La ebbero vinta. Nacque il nuovo comune di San Nicolò e D’Alberto fu il primo sindaco.
GIORNALISTA: - Prese molti voti?
STORICO: - Fu un plebiscito. Pensa che intanto altri residenti di Teramo avevano lasciato la vecchia città e si erano trasferiti a San Nicolò. Fu un trionfo. Dopo il secondo mandato, D’Alberto lasciò il posto di Sindaco ad un suo fedele seguace E San Nicolò continuò a crescere in modo esponenziale. Alla fine inglobò anche il comune di Bellante, che venne soppresso e i residenti passarono sotto il comune di San Nicolò
GIORNALISTA: - Anche il calcio teramano diventò calcio sannicolese.
STORICO – Sì. La società di calcio, che si chiamava Città di Teramo, si chiamò Città di San Nicolò. Tanto più che lo stadio di Piano d’Accio si trovava più vicino a San Nicolò che a Teramo.
GIORNALISTA: - Come fu poi che San Nicolò diventò città capoluogo?
STORICO: - Il passo fu breve. Un’altra sottoscrizione di firme, una richiesta al Ministero e arrivò la nuova intitolazione. Il nuovo capoluogo venne inaugurato contestualmente all’inaugurazione della statua equestre a D’Alberto.
GIORNALISTA: - Come mai una stata equestre? D’Alberto era stato un cavaliere?
STORICO: - No, non era mai andato a cavallo, ma era stato nominato a cavaliere. Così i suoi estimatori lo vollero raffigurare a cavallo.
GIORNALISTA: - Ma nella vecchia Teramo oggi non c’è quasi più nulla. Quando si determinò l’abbandono definitivo?
STORICO: - Quando rimasero nella Teramo vecchia solo pochi edifici in piedi, i pochi che erano stati riedificati, mentre tutti gli altri cantieri rimasero incompiuti e vennero abbandonati. Si lasciò posto solo ai vecchi ruderi, che venivano visitati dalla scolaresche anche di altri città, e alcune RSA. Così si decise di chiamare quella che era stata una città ed era diventato un borgo città Teramo vecchia e di farne un museo all’aperto. Siccome però nessuno comperava i biglietti, le visite furono rese gratuite.
Elso Simone Serpentini