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MAXIMUS.jpgNon è facile tornare a scrivere di Massimo Speca, l’indimenticabile consigliere comunale morto due anni fa, di luglio.

Perché era mio amico. 
E mi fa ancora male, e tanto, sapere che non c’è più.

Mi mancano le nostre infinite chiacchierate, le sue letture della politica, la sua visione, la capacità di guardare oltre tutto e tutti.

Soprattutto oltre il limitato orizzonte della nostra città.
Non ne scriverei, se non fosse per il rispetto che sento di dovere alla madre di Massimo, la professoressa Teresa.

Un rispetto che non nutro per il suo dolore, perché il dolore è esperienza totalmente intima e nessuno può immaginare quello di una madre che perde un figlio… no, il mio è il rispetto per la straordinaria, elegante forza con la quale sta rivendicando l’omaggio che la memoria di Massimo merita.

Anche questa è una storia di rispetto.

Negato, però. 

Avevo già scritto della lettera della signora Teresa, con la quale chiedeva al Sindaco di rimuovere dal muro della CaFè della targa dedicata a Massimo, così come di allontanare dalla sala consiliare quel quadro, che a Massimo non rende omaggio in alcun modo.

Non ripeterò, quello che scriveva in quella lettera.

E non dirò, perché tanto lo sapete, che non è servita a nulla.
Vi racconterò invece di un’altra lettera, che la signora Teresa ha voluto inviare al Sindaco, al presidente del Consiglio e a tutti i consiglieri.
Anzi: no, non ve la racconto.

Ve la faccio leggere.
«Egr. Sindaco, Egr. Presidente, Egr. Consiglieri, mi duole tornare sulla questione della targa dedicata a mio figlio Massimo presso la Ca.Fe. di San Nicolò a Tordino. A seguito della mia prima missiva, come ricorderà, sono stata accompagnata da lei ed alcuni suoi collaboratori, di cui ricordo solo parole fuori luogo, presso la Ca.Fe. nel tentativo di convincermi della bontà di questo spazio e del progetto in essere (fatte salve poche attività svolte in linea con le intenzioni iniziali). Tralascio, per carità di patria ed anche per educazione, la disquisizione sulla qualità degli interlocutori con cui, mio malgrado, sono stata costretta a confrontarmi e, sempre per educazione, evito di commentare gli appellativi con cui gli stessi, senza alcun rispetto, mi hanno apostrofata alla presenza di persone che, legate ancora alla figura di mio figlio Massimo, hanno deciso di riportami tali spiacevoli comportamenti. Ma stile e educazione, ed alla mia età ancora non so dire se per fortuna o meno, non si comprano tanto al chilo al mercato della vita».
Sbagliavo.

Non è vero che non è successo niente, anzi: è successo qualcosa.

C’è stato un invito alla CaFè.
Col Sindaco e altri sulla “qualità” dei quali la madre di Massimo stende un pietoso velo.

Velo che, invece, non stende sull’agire del Sindaco:
«Ciò premesso, non vorrei scomodare Domenico Carbone ma, grazie a ciò mi confidava Massimo, ho coscienza di trovarmi dinanzi al "Re Tentenna", solo che il destinatario del soprannome, il Re Carlo Alberto, ebbe la coscienza frenata per questioni ben più gravose della rimozione di una Targa e di un dipinto, lo chiamo così per bontà, dai luoghi in cui sono collocate. Mi duole persino sottolineare l'ovvio, ossia che, finché sarò in vita, tutelerò la memoria di mio figlio Massimo e sarei lieta che, lo ripeto e lo ripeterò finché avrò fiato, l'alta figura istituzionale, politica e professionale di mio figlio non siano oggetto di azioni demagogiche. Devo, peraltro, ricordare al tempo dell'affissione della targa non fui né invitata né interpellata».

Resto ammirato dall’eleganza, carica però di sdegno, con la quale la professoressa Teresa cerca di evocare nella classe politica gianguidesca, a cominciare proprio dal Sindaco, il rispetto della memoria.

Le ultime righe della lettera sono, infatti, una chiamata collettiva.

«Sindaco, con forza e decisione, torno a chiedere la rimozione della targa dalla Ca.Fe. e del dipinto in sala consiliare ma, stavolta, desidero che questa coscienza venga estesa anche ai consiglieri comunali, tutti, in quanto ritengo giusto che talune decisioni non siano appannaggio solo di una parte ma dell'intera collettività della più alta assise cittadina».
Oggi c’è il Consiglio Comunale.

Mettete il rispetto all’ordine del giorno.

Cominciando col togliere quel quadro.

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