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leggo non senza sorpresa l'opuscolo ideato dal Comune di Teramo per "giustificare" la realizzanda infrastruttura ciclabile che interessa alcune strade urbane principali.
Pur condividendo l'intenzione di implementare la mobilità ciclistica in un'ottica di miglioramento generale degli stili di vita dei cittadini, devo rilevare alcune inesattezze che tradiscono un approccio poco approfondito alle tematiche della pianificazione della mobilità ciclistica.
Va evidenziato, in primis, che il percorso è definito "ciclopedonale", cioè a percorrenza promiscua pedoni/ciclisti. Cosa che, se rispondesse al vero, farebbe venire meno l'obbligo di percorrenza da parte dei ciclisti che potrebbero, legittimamente, continuare ad utilizzare le corsie carrabili. Inoltre le dimensioni della corsia ciclopedonale dovrebbero essere incrementate adeguatamente, rispetto ai canonici 1,50 metri, onde permettere il transito di pedoni e ciclisti. Una questione di non poco conto, normata dal DM 557/1999 che, tra l'altro, ha come finalità:
a) favorire e promuovere un elevato grado di mobilità ciclistica e pedonale, alternativa all'uso dei veicoli a motore nelle aree urbane e nei collegamenti con il territorio contermine, che si ritiene possa raggiungersi delle località interessate, con preminente riferimento alla mobilità lavorativa, scolastica e turistica;
b) puntare all'attrattività, alla continuità ed alla riconoscibilità dell'itinerario ciclabile, privilegiando i percorsi più brevi, diretti e sicuri secondo i risultati di indagini sull'origine e la destinazione dell'utenza ciclistica;
c) valutare la redditività dell'investimento con riferimento all'utenza reale e potenziale ed in relazione all'obiettivo di ridurre il rischio d'incidentalità ed i livelli di inquinamento atmosferico ed acustico;
d) verificare l'oggettiva fattibilità ed il reale utilizzo degli itinerari ciclabili da parte dell'utenza, secondo le diverse fasce d'età e le diverse esigenze, per le quali - necessario siano verificate ed ottenute favorevoli condizioni anche plano-altimetriche dei percorsi;
e, inoltre, prevede:
a) un piano della rete degli itinerari ciclabili, nel quale siano previsti gli interventi da realizzare, comprensivo dei dati sui flussi ciclistici, delle lunghezze dei tracciati, della stima economica di spesa e di una motivata scala di priorità e di tempi di realizzazione. Il livello di indagini preliminari e di dettaglio degli elaborati di piano deve essere adeguato alla estensione dimensionale della rete ciclabile ed alla complessità del modello di organizzazione della circolazione delle altre componenti di traffico. Nell'ambito di tale piano è ammessa la possibilità di considerare itinerari isolati che rispettino comunque le finalità ed i criteri di progettazione indicati all'articolo 2. Per i comuni che sono tenuti alla predisposizione del Piano urbano del traffico (PUT), ai sensi dell'articolo 36 del decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285, il piano della rete ciclabile deve essere inserito in maniera organica, quale piano di settore, all'interno del PUT, secondo le indicazioni delle direttive ministeriali pubblicate nel supplemento ordinario n. 77 alla Gazzetta Ufficiale del 24 giugno 1995. Per i comuni non tenuti alla predisposizione del PUT occorre comunque procedere ad una verifica di compatibilità, soprattutto ai fini della sicurezza, con le altre modalità di trasporto;
b) i progetti degli itinerari ciclabili, previsti dal piano di cui al punto a), che prevedano anche, ove necessario, la riqualificazione dello spazio stradale circostante; in particolare, i progetti devono considerare e prevedere adeguate soluzioni per favorire la sicurezza della mobilità ciclistica nei punti di maggior conflitto con i pedoni e i veicoli a motore (intersezioni, accessi a nodi attrattivi, ecc.).
Non mi sembra che il Comune di Teramo, pur essendosi dotato di PUMS, abbia al suo interno un piano della rete degli itinerari ciclabili, completo dei dati richiesti, e, da quanto si percepisce dal già realizzato, sono presenti diverse criticità nelle intersezioni tra flussi di traffico motorizzato (vedasi, ad esempio, uscita ed ingresso della Teramo-Mare) e percorso ciclabile o ciclopedonale che dir si voglia.
Altro punto dolente è l'affermazione che non sarebbe stato possibile progettare, e realizzare, una ciclabile esterna al nucleo urbano, come quella ipotizzata dalla Provincia di Teramo (a proposito, che fine ha fatto?), che, raccordandosi ai percorsi dei parchi fluviali di Tordino e Vezzola, avrebbe interessato percorsi fuori dai maggiori flussi di traffico raccordandosi, dove necessario, con i vari punti di interesse (zona Stazione/Gammarana; Centro Commerciale/Università; stazione ferroviaria Piano d'Accio e San NIcolò, nucleo industriale, ecc.). Il bando che ha finanziato le opere in corso di realizzazione, emanato con Decreto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibile del 12 agosto 2020, nulla dice rispetto all'obbligo di prevedere percorsi all'interno del centro ubano, ma prevede le seguenti tipologie di opere:
a) pista ciclabile in sede propria ;
b) corsia ciclabile monodirezionale o bidirezionale (numero 12bis dell’art.3 comma 1 CdS);
c) itinerari ciclopedonali (Fbis dell’art 2 Cds);
d) strade urbane ciclabili (E-bis dell’art 2 Cds);
e) interventi di adeguamento per l’uso ciclabile delle corsie riservate ai veicoli adibiti a servizi pubblici di trasporto nel rispetto di quanto previsto dall’art 7 comma 1 lettera 1-ter CdS;
f) altri interventi per la sicurezza della circolazione ciclistica cittadina, quali quelli per lo spazio condiviso (moderazione del traffico, zone ‘30 ...);
g) ciclostazioni e interventi funzionali alla sosta dei velocipedi, comprese rastrelliere o aree attrezzate.
b) corsia ciclabile monodirezionale o bidirezionale (numero 12bis dell’art.3 comma 1 CdS);
c) itinerari ciclopedonali (Fbis dell’art 2 Cds);
d) strade urbane ciclabili (E-bis dell’art 2 Cds);
e) interventi di adeguamento per l’uso ciclabile delle corsie riservate ai veicoli adibiti a servizi pubblici di trasporto nel rispetto di quanto previsto dall’art 7 comma 1 lettera 1-ter CdS;
f) altri interventi per la sicurezza della circolazione ciclistica cittadina, quali quelli per lo spazio condiviso (moderazione del traffico, zone ‘30 ...);
g) ciclostazioni e interventi funzionali alla sosta dei velocipedi, comprese rastrelliere o aree attrezzate.
Quindi nulla vietava di perseguire l'ipotesi di un tracciato ai margini della città, che fiancheggiasse gli ambiti fluviali e prevedesse bretelle di collegamento con il centro urbano, proseguendo verso San Nicolò, Sant'Atto, fino a ricongiungersi con la Ciclovia Adriatica che unisce il nord e il sud della nostra regione.
Altra perplessità: se il bando finanzia i collegamenti stazioni/università, come si è previsto di raggiungere il polo universitario di Colleparco? Riesumiamo il progetto di teleferica o prevediamo un "gran premio della motagna" per chi si avventurerà sulle ripide strade di collegamento?
Ultima considerazione: in una città che afferma, sulla propria pagina istituzionale (LA TROVI QUI) che "La partecipazione è alla base dei nostri comportamenti e delle scelte politico-amministrative. Questo perché la democrazia delegata non esaurisce più da sola l’auspicabile partecipazione dei cittadini a tutte le fasi decisionali che gli organi comunali devono porre in atto.", perchè un progetto di tale portata non è stato condiviso con i vari portatori di interesse? Da quanto mi risulta la stessa FIAB, il cui presidente nazionale è progettista dell'opera, era all'oscuro del progetto della ciclabile o ciclopedonale, tant'è che, sembra, l'intero direttivo dell'associazione si sarebbe dimesso per stigmatizzare questa mancanza di coinvolgimento.
Quindi, pur auspicando che i lavori, una volta completati, con i necessari aggiustamenti e con una seria e completa opera di pianificazione generale che interessi anche il trasporto pubblico urbano, il sistema della sosta, il riposizionamento dei vari attrattori pubblici (scuole, uffici, università, tribunale, ecc.), pianificazione che avrebbe dovuto precedere il progetto della ciclabile, dotino la città di una infrastruttura utile e utilizzabile, ritengo sia necessario che il Comune di Teramo rifletta più attentamente sulle prossime scelte strategiche, coinvolgendo i cittadini e perseguendo una visione generale del modello di città al quale si vuole ambire.
UN LETTORE ... A DUE RUOTE