L’avevano nominato amministratore di sostegno di tre anziani e lui, avvocato pescarese, aveva accettato di buon grado di aiutare i tre, che non potevano avere una vita normale a causa di una serie di gravi patologie. Essendo anche persone senza parenti, avevano bisogno che qualcuno si prendesse cura di loro. E infatti, l’avvocato ritirava le pensioni, pagava le bollette, comprava le medicine, faceva la spesa ma… tra una spesa e l’altra, tra una medicina e una bolletta, “qualcosa” gli restava nelle tasche. Per la precisione, duecentomila euro in pochi anni. A scoprire tutto, è stato il giudice tutelare, che ha voluto verificare i rendiconti dell’avvocato, notando “incongruenze” e nominando un perito, che ha accertato poi, con una serie di minuziosi tracciamenti, la quantità della “cresta” fatta dall’avvocato pescarese. Che è stato condannato a 2 anni e 8 mesi.