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Screenshot_2025-03-18_alle_08.18.51.pngAlzi la mano chi ricorda “Extramuros”, la straordinaria iniziativa pensata dal consigliere comunale Luca Pilotti, poi promossa sui manifesti prima ancora di sapere chi l’avrebbe organizzata, poi organizzata da un’associazione che aveva visto quei manifesti, e soprattutto finanziata dal Comune con 40mila euro, che erano la metà del costo totale della manifestazione. A mettere l’altra metà, si disse in conferenza stampa, sarebbe stato uno sponsor privato, che però si scoprì che non ne sapeva nulla, perché a mettere quei quarantamila sarebbe stata la madre, una bella ed - evidentemente - ricca signora in vena di filantropia. Quella signora, della quale raccontammo il vissuto recente (IN QUESTO ARTICOLO) si chiama Maria Antonietta Di Pancrazio, ma preferisce farsi chiamare Antonella, ed è la stessa Maria Antonietta Di Pancrazio che, in questi giorni, sta affrontando un delicato passaggio giudiziario.
Leggiamo sulle cronache maceratesi del Resto del Carlino: «Aveva detto di essere un magistrato del tribunale di Macerata ed era riuscita a farsi consegnare da un farmacista oltre 5mila euro. Sotto accusa per truffa una donna di 65 anni, Maria Antonietta Di Pancrazio, originaria di Teramo».
A portare la nostra concittadina ex benefattrice mancata di Extramuros (perché poi i 40mila euro non sono mai arrivati) davanti al giudice è una storia che comincia nel luglio del 2019, quando la Di Pancrazio si presenta ad un farmacista maceratese, dicendo di essere un magistrato aggiunto del tribunale, e raccontandogli di essere in un periodo di difficoltà economiche, perché aveva appena acquistato un appartamento a Macerata e non aveva ancora aperto un conto nella nuova città. Secondo l’accusa, era riuscita a farsi prestare 150 euro come prestito, garantendone la restituzione quanto prima e ribadendo il prestigio della sua professione, a mo’ di garanzia, ma era solo l’inizio, perché a seguire ha chiesto e ottenuto altri prestiti: 150 euro, 300 euro, 200 euro, 2mila euro, 1500 euro, 200 euro e 1150 euro, fino ad arrivare alla somma complessiva di 5500 euro. A garanzia dei prestiti, la Di Pancrazio rilasciava al farmacista un assegno di identico importo, con promessa di restituzione. Restituzione, evidentemente, non avvenuta, visto che è finita a processo per truffa, anche se lei nega tutto. Prossima udienza 12 giugno.