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Dopo la denuncia del fratello di Luca Perazzini c'è ora anche quella del fratello di Christian Gualdi, i due alpinisti morti sul Gran Sasso lo scorso 22 dicembre del 2024 a chiedere alla Procura di Teramo di indagare sui soccorsi.

Nella denuncia integrata in questi giorni si evidenzia che mentre stava morendo assiderato congelato sul Gran Sasso, caduto e intrappolato in un canalone a oltre 2700 metri d'altitudine, Christian Gualdi ha composto il numero dei soccorsi per ben 17 volte. La prima chiamata è delle 14.52 del 22 dicembre 2024, l'ultima intorno alle 21. Accanto a lui, in quell'inferno bianco spazzato da neve e vento, c'era l'amico Luca Perazzini. Entrambi alpinisti esperti, entrambi originari di Sant'Arcangelo di Romagna. Nessuna di quelle chiamate disperate, però, è bastata a salvarli. E ora questi aspetti potrebbero entrare nell'inchiesta aperta dalla Procura di Teramo, contro ignoti, con l'accusa di omicidio colposo. I corpi dei due alpinisti sono stati recuperati senza vita cinque giorni dopo, nel vallone dell'Inferno, non appena il meteo lo ha permesso. Il fratello di Christian Gualdi ha presentato una integrazione dove si chiede se: è stato davvero fatto tutto il possibile per salvarli Tra le questioni poste, una riguarda in modo specifico l'attivazione dei mezzi aerei a disposizione in quelle ore. Il riferimento sarebbe agli elicotteri HH-101 "Caesar" dell'Aeronautica Militare, di stanza a Cervia. Si tratta di velivoli in grado di decollare in qualsiasi momento, anche in condizioni meteorologiche avverse e di notte, per operazioni di ricerca e soccorso in ambiente ostile: Vogliamo sapere -  dicono i legali  - se i mezzi adeguati a quelle condizioni siano stati attivati tempestivamente e correttamente. È in gioco il diritto alla verità, ma anche quello alla vita, che va garantito sempre, anche in scenari estremi».