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RABBUFFOBERARDOSiamo stati tra i primi, se non i primi, ad occuparci della vicenda della ricostruzione del “palazzo della sanità” quando ad inizio anno, in una interrogazione in Consiglio, parlammo di occasione perduta da parte del Sindaco. D’Alberto non si interessò in alcun modo nella vicenda della demolizione e ricostruzione offrendo un’area alternativa, sebbene l'ARPA Abruzzo si fosse dichiarata disponibile a ricostruire l'edificio altrove, liberando uno spazio di gran pregio in pieno centro urbano. Ora quindi non possiamo che essere felici dell'interesse che l'argomento sta suscitando in città, provocando una vera valanga di dichiarazioni da ogni parte; il Presidente della Provincia, l'Assessore ai Lavori Pubblici, esponenti della politica e della cultura: tutti contro la ricostruzione in loco del palazzo della Sanità; al punto che forse ora il Sindaco non potrà più tenersi fuori dalla questione e dovrà in qualche modo intervenire, magari assecondando quello che dalla sua stessa maggioranza e addirittura dal suo stesso Assessore ai Lavori Pubblici viene chiesto: si ricostruisca altrove il palazzo e si recuperi uno spazio urbano di gran pregio.
E allora qualche considerazione si impone: il " nemico", il "colpevole " che vuole ricostruire il palazzo in piazza Martirii Pennesi dov’è ora, non è, come si tende a far credere, l'ARPA ma l'inerzia/ assenza con cui la nostra amministrazione comunale ha affrontato la questione: la scelta che oggi tutti reclamano avrebbe dovuto essere fatta illo tempore quando l'ARPA si dichiarò disponibile e quando per converso il Sindaco non intese in alcun modo inserirsi nella questione.
L'ARPA, che è autonoma rispetto alla Regione, in totale assenza di qualsiasi proposta da parte dell'amministrazione comunale, deve proseguire l'iter, nel rispetto delle scadenze, pena la perdita dei finanziamenti. Così, quindi, si è arrivati alla situazione attuale: c’è un progetto per il nuovo edificio, con tutto quello che ciò comporta.
Certo è possibile, forse, interrompere l'iter ormai obbligatoriamente avviato, chiedere all’ARPA di costruire altrove e liberare cosi lo spazio per la piazza; tutti ci auguriamo che accada: ma chi pagherà i costi dell’operazione, almeno ad oggi 800.000 euro? I cittadini, ovviamente. E allora è il caso che ci indigniamo tutti per come questa maggioranza che ci amministra  ha condotto la cosa: silenzio assoluto e disinteresse prima, quando si poteva e doveva intervenire; poi, sull'onda di una pressoché unanime volontà popolare, il maldestro tentativo di cavalcare l'onda, sposando entusiasticamente la soluzione della delocalizzazione dell'edificio e cercando di addebitare, da una parte, all' ARPA la responsabilità della ricostruzione in loco del palazzo  e dall'altra scaricando sui cittadini i costi che, a questo punto, l'operazione di delocalizzazione richiederebbe.
Che altro dire se non che questi amministratori non dovrebbero più amministrare nulla ed è proprio ora che se ne vadano a casa?
Berardo Rabbuffo