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Palam5“Quella bruttura non s’ha da fare”. Ci riferiamo, ovviamente, al volume che prenderà, secondo le intenzioni di Arta, il posto dell’attuale Palazzo della Sanità a Piazza Martiri pennesi. Questo è, ovviamente, solo il nostro pensiero. 
Il Palazzo della Sanità nella sua attuale configurazione è quasi un manifesto della tragica stagione dei casermoni in pieno centro a Teramo, quel periodo storico che vide sorgere tante architetture fuori misura entro le mura urbane, edificazioni più brutali che brutaliste,  che cambiarono per sempre l’aspetto signorile e vagamente retrò della nostra magnifica cittadina. Bene, errare è umano, perseverare è diabolico. Il nuovo palazzone, schermato dietro una lastra di vetro ed acciaio appena movimentata da qualche aggetto, ha poco a che vedere con il contesto, con i materiali, con i colori, con i volumi della piazza circostante.
Ora, si dirà che in architettura non sempre deve prevalere il dialogo con l’ambiente circostante, che le archistar hanno spesso optato per la contrapposizione rispetto all’accostamento. Può essere, ma allora si deve avere la forza espressiva di un Renzo Piano, che strappò decisamente il rapporto con il contesto a Parigi per il  suo centro Pompidou. Ma se non si hanno le  capacità e la visione di Piano, ed è questo il caso,  bisogna evitare di indulgere nell’errore della discontinuità con il tessuto edilizio esistente. Senza considerare che lo spostamento dell'immobile restituirebbe uno spazio fruibile in un'area particolarmente congestionata.
Al di là della nostra posizione, abbiamo comunque  avvertito nei social, tra gli addetti ai lavori, ma anche  tra i semplici cittadini, una volontà di esprimersi su tutta l’operazione che raramente si è riscontrata in tempi recenti. Forse era dagli anni delle prime immagini dell’Ipogeo o della visualizzazione preliminare del recupero del teatro romano, quella della facciata continua in vetro che faceva tanto centro commerciale, che non si apriva un dibattito in modo così spontaneo e vivace. In questo secondo caso in particolare, fu anche grazie al plebiscitario diniego della proposta architettonica che il progetto fu modificato in meglio. 
Riteniamo perciò che i cittadini, come principali fruitori delle opere, soprattutto quelle particolarmente impattanti, dovrebbero potersi esprimere in nome di quella democrazia partecipata che quasi tutte le forze politiche hanno inserito nei loro programmi. Speriamo si riesca, con ulteriori approfondimenti, a trovare una soluzione che sia la migliore possibile per la città, anche mettendo da parte, se necessario,  posizioni preconcette.

Giovanni Cianci
Rappresentante Gruppo Territoriale Movimento 5 Stelle Teramo