“Hic jacet”. Era stato deposto dentro il sepolcro. All’alba della Domenica, mentre la luce del primo sole spazzava l’erba coperta di rugiada, alla Maddalena, alla peccatrice, l’angelo dice: “Non è qui”. Lei si interroga.Davanti al mistero del sepolcro vuoto mi chiedo: cosa ci dice oggi la Pasqua?
Il sepolcro vuoto èl’immagine della rivoluzione cristiana. Prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono tutti fratelli. “Ama il prossimo come te stesso” erano parole già scritte nell’Antico Testamento, ma con il Risorto sono diventate il fondamento della rivoluzione cristiana. Sono la chiave di tutto. Dopo la crocefissione del Golgota la crocediventata parte della storia del mondo. Il sepolcro vuotoè il simbolo del dolore umano e nello stesso tempo della speranza, è il segno della vita che vince la morte. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino.
Cosa dice quel sepolcro vuoto ai tanti giovani crocefissidi questo mondo impazzito tra guerre, enormi ricchezze e infinite povertà, a tutte le persone in difficoltà, alle madri chehanno timore del domani, ai padri che temonoper il lavoro, ai ragazzi che piangono in silenzio perché non vedono il futuro. Cosa dice a noi con le nostre vite truccate, sempre a barare con le priorità della vita,sempre pronti a giudicare per nascondere il vuoto delle nostre esistenze. Noi che abbiamo bisogno delle pallette, del vino e della bamba per dare un senso alle giornate. Noi che siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto,avidi di guadagno, attratti e affascinati dal nulla. Non che non ci siamo fermati davanti all’inquinamento che divora città, mare e foreste, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, che abbiamo proseguito imperterriti, invincibili in un mondo malato. A noi che viviamo un peso quotidiano,una diffusa sensazione di malessere, una fatica di vivere.
Mi chiedo, oggi, proprio oggi, Santa Pasqua del Giubileo, cosa dice un sepolcro vuoto a chi anela ad un futuro migliore,a coloro che non sanno a chi comunicare la loro angoscia, a chi anela giustizia, a chi ha paura di credere, ai lavoratori sfruttati da quelli con il vestito nuovo della Pasqua, ben stirato, che di pulito hanno solo quello. Mentre la maggior parte dell’umanità vive crocifissa dalla povertà vedoin quella pietra rotolata via il senso che lui ha dato alla sua crocifissione e rinascita come solidarietà con tutti i crocifissi della storia che, come lui, sono vittime di violenza ma possono sperare nella rinascita e liberazione dal male.
Davanti ad un sepolcro vuoto che celebra la Pasqua, la resurrezione, la redenzione dei peccati, vengono in mente le parole del Vangelo: la risurrezione non cancella la croce. Non cancella la sofferenza, la malvagità ;non cancella il peccato, ma lo rende occasione di perdono; non cancella lamorte, ma la apre alla vita. Per questo allora la passione non è cancellata, non è messa tra parentesi dalla risurrezione.
Vorrei che la Pasqua fosse sentita soprattutto come un invito alla speranza anche per i sofferenti, per le persone anziane, per tutti coloro che sono curvi sotto i pesi della vita, per tutti gli esclusi. Vorrei che il saluto “Cristo è risorto” percorresse le corsie degli ospedali. Sperare certo può essere difficile, ma non vedo altra via di uscita dai mali di questo mondo, a meno che non si voglia nascondere il volto nella sabbia e non voler vedere o pensare nulla. E la speranza contro ogni speranza di San Paolo (Lettera ai Romani, 4,18), una volontà e un coraggio di andare avanti malgrado tutto. È così che il sepolcro vuoto, l’uomo sulla croce e la risurrezione entrano nell’esperienza quotidiana di tutti. La vita nella Pasqua si mostra più forte della morte. La vita può cambiare. Ognuno di noi può risorgere. Dunque c’è sempre speranza. “Spes contra spem”. Anche quando occorre sperare contro ogni speranza.
Buona Pasqua
Leo Nodari