Se la firma non fosse quella di Maurizio Brucchi, ex Sindaco del Comune di Teramo, quel pensiero postato su facebook, pochi minuti fa, non sarebbe un tuono nel silenzio. Invece, è un post che fa rumore, e tanto, perché l’ex Primo Cittadino, che dalla sua uscita dal Comune non aveva di fatto più assunto posizioni politiche pubbliche, dedicandosi al suo impegno da Direttore Sanitario della Asl di Teramo, oggi posta una riflessione che è un atto d’accusa violento, durissimo. Una sentenza, praticamente, che investe direttamente l’attuale governance della città, e in particolare il successore stesso di Brucchi, Gianguido D’Alberto.
Scrive l’ex Sindaco: «Auguri di un buon primo maggio in una città in forte ritardo. Una città che aveva seppur parzialmente risolto i suoi problemi di traffico con l’apertura del lotto 0 si ritrova oggi ad affrontare i vecchi problemi per una scelta quantomeno discutibile. Una pista ciclopedonale che sarà percorribile forse da qualche assessore comunale. C’era un progetto Teramo San Nicolò sul lungofiume con riqualificazione del percorso già esistente che bastava solo finanziare ma forse era troppo semplice. Una città che chiude i suoi bilanci in attivo ma chiude con tanti problemi irrisolti. Le risorse non vanno solo spese ma vanno spese bene. E non mi sembra che ciò stia accadendo. Teramo sta morendo».
Non solo una critica, dunque, ma un dettagliato capo di imputazione contro tutta la gianguideria, a cominciare dalla scellerata decisione di costruire i cordoli su via Po, che hanno riportato Teramo al “pre - Lotto Zero”, che fu proprio una battaglia vinta da Brucchi, che riuscì a liberare Teramo dal traffico in entrata. L’ex Sindaco fa anche un passaggio sui bilanci e le spese.
Un post che sembra, di fatto, solo un inizio.
Anzi: un ritorno