Massimo ribasso. Agli occhi di un profano, o seguendo le logiche rigide del calcolo aritmetico, “massimo ribasso” in un appalto significa - brutalmente - prevedere un finanziamento per un’opera e poi, alla fine, ritrovarsi con l’opera pronta e una parte del finanziamento ancora in cassa. Sembra perfetto, e lo sarebbe anche se alle frontiera del Brennero, o a quella di Ventimiglia sui cartelli ci fosse scritto Austria - Fantasilandia o Francia - Fantasilandia, ma visto che c’è ancora scritto Italia, quel massimo ribasso significa che appalti importanti, con importi notevoli, vengono fin troppo spesso aggiudicati con offerte inferiori anche del 30% o più, innescando un meccanismo che poi si declina in subappalti, lentezze, ritardi, senza dimenticare varianti in corso d’opera fino, in casi limite, al contenzioso. E non basta, perché - e qui veniamo a Teramo - l’altro corollario del teorema del massimo ribasso è che le aziende locali, che non possono e non vogliono rincorrere le logiche del ribasso folle, non partecipano, con la conseguenza che tutti gli appalti che “stanno portando Teramo verso il futuro” non vedranno mai al lavoro una ditta locale. Eppure, una soluzione c’è, ed è quella che spiega Enzo Marcozzi dell’Aniem: l’offerta economicamente vantaggiosa. Basta volerlo fare. E’ il Comune che deve decidere. Appunto.