Le dichiarazioni della CISL, in particolare del SICET, che dovrebbe essere il sindacato degli inquilini, suonano come l’ennesimo schiaffo a chi vive nelle case popolari. Un sindacato che, pur di farsi stampella del potere, dimentica il motivo stesso per cui è nato. Quelle case, che dovrebbero essere un diritto, sono ormai diventate il simbolo dell’abbandono istituzionale, della gestione clientelare, della colpevolizzazione sistematica delle fasce più fragili della popolazione. Il sindacato che dovrebbe tutelare gli inquilini si presta ancora una volta al gioco di chi comanda, diventando bastone dell’Ater e rilanciando la solita favola dei “furbetti”. Ma chi sarebbero, questi furbetti? Su quali dati, quali prove, quale realtà concreta si basa questa narrazione? Chi vivrebbe da privilegiato in alloggi spesso fatiscenti, mai ristrutturati in tutti questi anni, nemmeno dopo il terremoto? Per loro, evidentemente, “furbetti” è diventato sinonimo di chi non arriva a fine mese. Di chi si barcamena tra affitti sociali sproporzionati e redditi da fame. Ma questa storia serve solo a sviare l’attenzione, a evitare, ancora una volta, l’ennesima, di affrontare il problema reale. Fino a quando si cerca un capro espiatorio, si può continuare a svicolare dalle responsabilità politiche.Fino a quando si colpevolizza chi è più esposto, non si è costretti a guardare in faccia l’assenza totale di politiche pubbliche sull’abitare. Quelle politiche che un sindacato dovrebbe rivendicare e sostenere, non sabotare. Meglio allora alimentare il sospetto che tra gli inquilini Ater ci siano privilegiati. Meglio dividere, creare l’ennesima guerra tra poveri, piuttosto che ammettere che centinaia di alloggi sono stati lasciati marcire. Meglio continuare a dare il CAS ai terremotati per decenni, piuttosto che ricostruire gli alloggi. Meglio criminalizzare i morosi, piuttosto che denunciare l’abbandono, lo sperpero di fondi e la protezione dei dirigenti di turno. E no, caro SICET, stavolta il vostro sporco gioco non passa. Di sicuro non con noi. Dopo aver fatto questa sparata per puro servilismo, sarebbe opportuno tacere.
Se una persona è morosa, se non riesce a pagare l’affitto, è perché troppo spesso ci sono condizioni materiali che la schiacciano: lavori precari, stipendi da fame, una totale mancanza di politiche pubbliche e di welfare. Ed è proprio per queste persone che sono nati gli alloggi popolari.
Sono loro che dovrebbero essere al centro delle politiche dell’abitare.
Per loro, e non di certo per il riarmo e per le guerre imperialiste, che dovrebbero essere investiti i soldi pubblici. Basta criminalizzare il popolo.
Basta posizionarsi dalla parte del potere per continuare a colpire chi lo subisce.
È ora di investire davvero nell’edilizia popolare, per dare una risposta reale al bisogno, sempre più urgente, di casa. E se davvero vogliamo parlare di “furbetti”, allora iniziamo dai palazzi della politica e dai palazzinari. Non certo dai pianerottoli e da chi li abita.
Centro politico Santacroce
Sindacato inquilini Asia USB