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WhatsApp-Image-2023-08-21-at-11.36.37-780x470.jpegNuove rivelazioni scuotono l’inchiesta “Fast to End”, che ha portato alla luce un sofisticato sistema di spaccio di droga all’interno del carcere di Castrogno. Tra i protagonisti delle intercettazioni figura Domenico De Bellis, ex agente penitenziario, accusato di aver favorito l’ingresso di stupefacenti nell’istituto penitenziario. Dalle conversazioni captate dagli inquirenti emerge un linguaggio diretto, senza filtri, che racconta una dinamica ormai ben rodata. De Bellis discute con uno spacciatore delle difficoltà logistiche nel trasportare la droga dietro le sbarre. Il problema principale? L’odore. "Fammi portare un deodorante che io me lo spruzzo addosso… quello di casa che è forte. Non me ne frega niente, pure se dicono che mi sono spruzzato. Mi devono dire che ce l’ho addosso, così mi stai a capire che ti voglio dire", afferma l’agente in una delle intercettazioni riportate da Il Centro. Oltre al trucco del profumo, De Bellis spiega anche le accortezze per ridurre il volume delle sostanze. In un’altra conversazione, l’ex agente riflette sui rischi del trasporto: è consapevole che ogni passaggio, dal momento in cui la droga entra nel carcere fino alla consegna al destinatario, è monitorato e rischioso. Eppure, questo non basta a fermare il meccanismo illecito. L’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila ha già portato a numerosi arresti e a una lunga lista di indagati. Il sistema di spaccio avrebbe coinvolto non solo detenuti e spacciatori esterni, ma anche figure interne al carcere, tra cui agenti penitenziari compiacenti.

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