Scrive certastampa (LEGGI QUI) che i Martiri Pennesi (gli otto rivoltosi che nel 1837 in quella piazza vennero fucilati) devono aver raccolto le ossa ed essersene andati e che al loro posto sulla targa che porta il nome della piazza deve essere arrivato “un misterioso signor Pennesi, mai visto né conosciuto, che ha preso possesso delle targhe”. In realtà, una spiegazione ce l’avrei, perché un certo signor Pennesi a Teramo il suo pezzo di storia se l’è guadagnato. E vi spiego perché, dopo aver detto che ne ho raccontato la storia in un mio giallo teramano, il n 16, intitolato “L’ultima Ave Maria in casa Malaspina” (Il processo della banda Pennesi-1960). Gabriele Pennesi, fu Geremia e di Ilaria Marinucci, manovale nato a Torano Nuovo il 29 luglio 1930 e residente alla Nocella di Campli, capeggiò una temibile banda che portava il suo nome e che terrorizzò il teramano sul finire degli anni ’50. Martedì 3 dicembre 1957 compì una rapina nella filiale di Sant’Onofrio di Campli della Cassa di Risparmio di Teramo, la notte tra il 5 e il dicembre 1959 si rese responsabile di un furto a Floriano di Campli ma, soprattutto, giovedì 8 gennaio 1959 compì un duplice efferato omicidio a Ponzano di Civitella del Tronto, uccidendo a colpi di mitra, a scopo di rapina, i fratelli Romeo ed Elena Malaspina. Si salvò, per miracolo, e per essersi nascosta sotto un letto, una vecchia domestica, Laurina Di Giuseppe, la quale, tremando di paura, sentì dire da Gabriele Pennesi poco prima di sparare con il mitra rivolto ai due malcapitati: “Inginocchiatevi e recitate l’ultima Ave Maria”. Ciò che i poveretti fecero e subito dopo partì la raffica che li uccise. Ecco. Non c’è altra spiegazione. Il Pennesi riportato nella targa della piazza, ma già era così qualche anno fa, deve essere proprio quel Gabriele, dall’aria così truce che spaventava perfino i giurati popolari che lo giudicarono nella Corte d’Assise di Teramo, come testimoniava il cancelliere Nardi, tanto che uno di loro, particolarmente spaventato e timoroso della vendetta, ne chiese al presidente delle Corte Condoleo la condanna a morte, e poi pretesa da lui che gli si mostrasse la legge che l’aveva abolita. Ecco, dunque, chi deve essere il misterioso Pennesi. Però perché solo Piazza Pennesi? Bisognava scrivere almeno “Piazza G. Pennesi”, se non proprio “Piazza Gabriele Pennesi”. D’altro canto, a Teramo c’è via Malaspina (anche se si tratta di un musicista, Raffaele, non delle due vittime della Banda Pennesi), perché non ci doveva stare una Piazza Pennesi?
Elso Simone Serpentini