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Prosegue con determinazione la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori della Purem di Castellalto, in provincia di Teramo. Questa mattina i dipendenti hanno presidiato con fermezza gli accessi dello stabilimento, bloccando completamente ogni attività produttiva e logistica, in risposta alla decisione unilaterale della multinazionale di avviare una procedura di licenziamento.

Il presidio è stato promosso dalle Segreterie Provinciali di FIM CISL e FIOM CGIL di Teramo, insieme alle delegate e ai delegati sindacali dell’azienda, per manifestare solidarietà concreta a chi rischia di perdere il proprio posto di lavoro. L’iniziativa ha avuto una forte adesione, con oltre 60 lavoratori che hanno garantito una presenza costante e compatta davanti ai cancelli dell’impianto.

Durante la mattinata si sono svolte anche le Assemblee Generali di FIM e FIOM, proprio all’esterno dello stabilimento. L’incontro ha visto un’ampia partecipazione, segno di una consapevolezza crescente tra i lavoratori e di una volontà collettiva di difendere con forza il proprio diritto al lavoro.

Il messaggio lanciato dai presidianti è stato chiaro e inequivocabile:
"Nessun camion entra, nessun codice esce. Nulla entra, nulla esce."

A testimoniare il sostegno pieno delle strutture sindacali territoriali e regionali sono intervenuti anche il Segretario Generale della FIM CISL Abruzzo-Molise e Natascia Innamorati, Segretaria Provinciale di Teramo della FIOM, che hanno espresso vicinanza e sostegno alla mobilitazione in atto.

Nel corso della giornata si è registrata anche la presenza delle forze dell’ordine, chiamate dall’azienda. Tuttavia, il presidio non si è lasciato intimidire e ha proseguito la protesta con determinazione e compostezza.

Le Segreterie Provinciali di FIM CISL e FIOM CGIL di Teramo hanno sottolineato che questa non è soltanto una vertenza sindacale, ma una questione che coinvolge l’intero tessuto sociale ed economico della zona. "La chiusura di una fabbrica – affermano – non è mai una scelta neutra: è un colpo alla dignità del lavoro e alla coesione di un’intera comunità."

La lotta continuerà con ogni strumento di mobilitazione disponibile, fino a quando non verrà data una risposta concreta e giusta alle richieste delle lavoratrici e dei lavoratori.

"Una fabbrica che chiude è un territorio che muore."