Un quadro in chiaroscuro, ma con segnali d’allarme chiari nei settori chiave della manifattura regionale. È quanto emerge dal rapporto sull’economia dell’Abruzzo presentato oggi, 19 giugno 2025, nella Sala delle Lauree dell’Università degli Studi di Teramo, durante il convegno “Economie regionali – L’economia dell’Abruzzo” promosso dalla Banca d’Italia.
Ad aprire i lavori, il Magnifico Rettore Christian Corsi, seguito dall’intervento del direttore regionale della Banca d’Italia, Giovanni Giuseppe Ortolani, che ha offerto un’analisi puntuale delle dinamiche economiche dell’ultimo anno. I dati parlano chiaro: l’Abruzzo cresce meno della media nazionale e arretra nei suoi settori di punta. Su tutti, l’automotive e il farmaceutico, motori tradizionali dell’export regionale, che oggi registrano contrazioni significative di produzione e investimenti.
ORTOLANI (BANKITALIA): «SERVONO POLITICHE STRUTTURALI PER NON PERDERE INTERI SETTORI»
«La crisi dell’automotive è ormai strutturale – ha spiegato il direttore Giovanni Ortolani, a margine della presentazione –. Il passaggio all’elettrico, la riduzione della domanda estera e la scarsa innovazione sul territorio stanno mettendo in ginocchio un comparto che fino a pochi anni fa trainava il PIL regionale. Senza un serio intervento politico e industriale, rischiamo di assistere a un progressivo disinvestimento».
IL PROFESSOR MAURO: «REINDUSTRIALIZZARE CON INTELLIGENZA»
Tra i relatori della discussione, anche il professor Pino Mauro, che ha sottolineato la necessità di un cambio di paradigma: «Non possiamo più pensare che i settori tradizionali si salvino da soli. L’Abruzzo ha bisogno di una politica industriale mirata, capace di accompagnare la transizione energetica e digitale. È urgente creare poli di innovazione e attrarre capitali che guardino al futuro, non al passato».
IL RAPPORTO DIFFUSO OGGI A TERAMO
Secondo l’economista, la Regione ha margini per una diversificazione intelligente, ma deve agire subito: «La fuga di competenze e l’invecchiamento demografico sono altre due zavorre che rischiano di aggravare il quadro. Serve una strategia che tenga insieme formazione, impresa e sostenibilità».
Il settore farmaceutico frenato dal ridimensionamento delle commesse pubbliche e da una crescente concorrenza internazionale. «Anche qui – aggiunge Ortolani – il tessuto produttivo abruzzese è troppo esposto a poche grandi imprese. Serve una filiera più articolata e investimenti in ricerca».
Secondo l’indicatore ITER della Banca d’Italia, nel 2024 l’economia abruzzese è cresciuta dello 0,6%, rallentando rispetto al +2,1% dell’anno precedente, ma restando in linea con la media nazionale. Un andamento che riflette un contesto congiunturale complesso, segnato da incertezze internazionali e dinamiche settoriali diversificate.
Nel comparto manifatturiero, il clima di fiducia delle imprese è peggiorato, in particolare a causa della flessione del settore automotive, che ha inciso sulle esportazioni (-5,6%). Le costruzioni, pur risentendo del ridimensionamento degli incentivi edilizi, hanno beneficiato degli investimenti pubblici legati al PNRR. Segnali positivi anche dal mercato immobiliare, con le compravendite in crescita del 9,2%.
Nel terziario, i consumi hanno registrato un aumento contenuto (+0,4%), mentre il turismo ha continuato la ripresa post-pandemica (+5,5%). La redditività delle imprese è rimasta positiva per l’80% del campione intervistato, con livelli di liquidità ancora elevati.
Il mercato del lavoro ha visto una crescita dell’occupazione dell’1,1%, sostenuta soprattutto dai servizi e dalle imprese di maggiori dimensioni. Tuttavia, è tornato ad aumentare l’uso della Cassa integrazione, in particolare nel settore dei trasporti.
In calo i prestiti alle imprese (-4,1%), mentre cresce il credito al consumo (+5,9%) e riprendono i nuovi mutui (+10,9%) grazie all’allentamento dei tassi. La qualità del credito è peggiorata per le imprese, leggermente migliorata per le famiglie.
Sul fronte della finanza pubblica locale, la spesa corrente è aumentata, soprattutto in ambito sanitario, mentre gli investimenti legati al PNRR hanno superato la media nazionale in rapporto alla popolazione.
Nel lungo periodo, l’Abruzzo mostra segnali positivi sul fronte della produttività e della digitalizzazione, pur restando sotto la media italiana. Buone le performance nella formazione tecnico-scientifica e nella creazione di start-up innovative, ma permangono ritardi nell’efficienza della pubblica amministrazione.