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editorialeAnche se cerca  di venderla come una vittoria, quella del Centrodestra a Roseto è stata una sconfitta. Pesante. Dolorosa. Difficile da digerire. Per tre motivi.
1. La Lega, che aveva schierato calibri come il parlamentare Bellachioma e la consigliera regionale Cardinali e che aveva gestito la campagna elettorale di William Di Marco portando a Roseto ministri, sottosegretari, europarlamentari e onorevoli a mazzi. Inutilmente, visto che alla fine l’elettorato di Centrodestra più convinto ha preferito Fratelli d’Italia, relegando i padani ad una posizione subalterna.
2. William Di Marco. Candidato francamente inconsistente, “pescato” a luglio dopo il clamoroso errore di perdere Recchiuti, che aveva preparato una sua candidatura in anni di lavoro politico attento e serio. Di Marco non vince, ma soprattutto non convince, né per la storia politica (scriveva contro i partiti che lo hanno candidato) né per le sue caratteristiche personali: è “moscio”, vagamente saccente e non brilla per simpatia.
3. I numeri. Quelli che in politica contano. I voti. Perché i voti dicono sempre la verità. La coalizione di Centrodestra nel 2016, guidata da Ennio Pavone, era andata al ballottaggio con 5082 voti. Di Marco ha preso 3097 voti al primo turno … ovvero quasi 2mila voti in meno. E il Centrodestra era unito. E il Centrodestra non era frazionato. E veniva da un periodo storico che, sulla carta, doveva essergli favorevole, visti i “disastri” del Governo giallorosso. Ma la gente non dimentica… e non bastano le merende di Salvini a far dimenticare l’esperienza del governo Gialloverde, così come non bastano le foto delle cene di Bellachioma a far credere che la gente sia davvero convinta di una possibile alternativa di Centrodestra. Così oggi i post della Cardinali sembrano solo il tentativo triste di raccontare una verità non vera, perché quella vera fa male.
Il Centrodestra ha perso. E soprattutto ha perso la Lega, che adesso dovrà affrontare una necessaria verifica interna ed esterna, ma che arriva molto depotenziata alle prossime scadenze elettorali. Se, prima di Roseto, la Lega credeva di poter avere una fortissima voce in capitolo sulle candidature future (Teramo in primis) adesso deve abbassare i toni e cercare soluzioni condivise. Perché non basta candidare un onorevole in un Comune per vincere, ma può benissimo bastare per perdere.

ELISABETTA DI CARLO