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290302042_2824956471133824_5425211745346262799_n.jpgIn questo sabato di festa lgbtqia+, Teramo si sente capitale dell'incliusività e, per una giornata, dimentica le beghe provinciali. Dimenticando anche di festeggiare i quattro anni. Quattro candeline spente: nel bene o nel male: lo sapranno dire, tra un anno solo i cittadini quando saranno, di nuovo, chiamati al voto. Sono quattro anni, infatti, come ci ricorda un nostro lettore, che Gianguido D'Alberto è sindaco di Teramo: era infatti il 25 giugno del 2018 quando andó al ballottaggio con Giandonato Morra e vinse le elezioni a Teramo (GUARDA QUI I DATI DI REPUBBLICA).

Rivoterebbero oggi i teramani D'Alberto, dopo aver visto quello che è accaduto o non è accaduto in questi quattro anni? E' questa la domanda da porre ai cittadini e che, sicuramente, tra un meno di un anno (si parla di election day per il 28 maggio 2023) otterrà anche una risposta.

Infatti, la campagna elettorale è iniziata. D'Alberto ha festeggiato senza festeggiare, ieri, i suoi quattro anni di amministrazione parlando all'Abruzzo Pride, sul palco, mentre il Centrodestra  si riuniva per fare le sue valutazioni (nuovo incontro giovedi prossimo) perché lo scopo è andare tutti insieme  (Lega compresa) e lavorare  sul "modello Biondi" che all'Aquila ha portato alla rielezione del Sindaco. Da una parte la maggioranza uscente lavora alla costruzione di liste, cercando di capire quale ruolo svolgeranno i partiti, ma soprattutto chi intercetterà i 5mila voti che quattro anni fa andarono ai cinque stelle. 
Intanto, la bandiera del Pride è stata ammainata, la città assume la sua solita connotazione del sabato sera, con troppa birra che scorre in centro. E questa è l'altra Teramo, quella che forse neanche va a votare, quella che considera inevitabile nel fine settimana cercare di dare un senso al tuto in un boccale di schiuma e alcol. Nei programmi elettorali, credo che un capitolo vada dedicato ai giovani e a questi sabato sera. 

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