Domenica scorsa nelle chiese italiane abbiamo sentito parlare della quaresima come tempo di sobrietà. Tanto necessaria. La quaresima infatti è il periodo di quaranta giorni che precede e prepara alla celebrazione della Pasqua. Secondo il rito romano inizia il mercoledì delle Ceneri (5 marzo) e si conclude il giovedì santo (17 aprile). La quaresima fino a non molti anni fa, secondo le indicazioni della Chiesa,era caratterizzatada preghiera, digiuno, penitenza e riflessione, per offrire ai fedeli un’opportunità per prepararsi spiritualmente alla celebrazione della risurrezione di Gesù Cristo. Ora certamente i tempi sono cambiati e le raccomandazioni della Chiesa non sono più seguite anche se la fede e la devozione rimangono capisaldi fortissimi in Italia come testimoniano in modo eclatante la vicenda ultima delle preghiere per la malattia di Francesco e le file interminabili di fedeli davanti alle Chiese per il Giubileo. Ma, dalla lettura dei giornali, ricevo oggi quelli che Marina Corradi su “Avvenire” chiama “i pugni in faccia”. Non posso crederci ma è vero. Gli incapaci pagati profumatamente non hanno fatto in tempo a prenotare i carri e così a spregio di tutto ciò – a meno che non sia uno scherzo di cattivo gusto – la banda gianguidica che ignora totalmente quanto sopra ed evidentemente segue il rito ambrosiano (ma che ti metti a spiegà) si è inventata il rito gianguidico e propone per sabato 8 marzo di festeggiare il Carnevale a Teramo.Alla luce del recente messaggio di Papa Francesco per la Quaresima “della speranza” non posso negare che mi sarei aspettato un forte intervento della guida spirituale della nostra diocesi sua eccellenza Lorenzo Leuzzi. E certamente sapràLui rivendicare con il consueto coraggio e lucidità l’importanza delle radici cristiane e la capacità di riconoscerne il valore mentre il mondo occidentale vive una graduale perdita di identità.
A questo punto non resta che una considerazione: perché cercare le cause della mancanza di rispetto dei giovani lontano quando ce le abbiamo in casa ? Ci si lamenta tanto dei giovani che non rispettano e credono più nelle tradizioni, nel rispetto, della religione e dei riti. Perché dovrebbero se il primi pagani sono i gianguidici che sgovernano la nostra città, che vive una involuzione culturale senza precedenti, che ha inevitabilmente influenzato le nuove generazioni. Se questo è ciò che propone la Città di Teramo perché meravigliarsi se i giovani sembrano avere perso di vista i valori fondamentali. L’individualismo, il materialismo sembrano aver preso il sopravvento, relegando l’importanza di principi morali come il rispetto reciproco in un angolo remoto della società. È fondamentale riflettere su come sia possibile recuperare il senso di comunità e il valore delle tradizioni, al fine di costruire un futuro più equilibrato e sostenibile per la nostra città.
Le tradizioni sono il filo invisibile che unisce le diverse generazioni. Un mezzo prezioso e insostituibile per comprendere chi siamo e da dove veniamo. I custodi delle tradizioni sono sempre stati gli anziani, che per secoli hanno tramandano usi e costumi. Così il loro sapere e le loro esperienze rischiano di perdersi nel tempo. Eppure, in un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, i ricordi sono fondamentali per mantenere viva l'identità di una città..Vediamo insieme tutto quello che la conservazione delle tradizioni preserva e garantisce.Preservare tradizionicome la quaresima che rappresentano le radici di un popolo, definiscono la sua storia, i suoi valori e le sue credenze, aiuta a mantenere un forte senso di appartenenza, quello che una persona e una comunità sente nei confronti di una determinata cultura, le credenze e i valori condivisi. Attraverso il mantenimento e la trasmissione delle tradizioni da una generazione all'altra l'identità culturale si costruisce e si rafforza.Attraverso le tradizioni vengono tramandate conoscenze e pratiche sviluppate nel corso dei secoli, che comprendono festività religiose ericette culinarie. Se non vengono preservate, queste pratiche rischierebbero di andare perdute. Ma c’è di più. Ci sono principi che chi governa una città solo per fare una carriera professionale non valuta minimamente: le tradizioni rafforzano i legami tra le persone all'interno della comunità. Celebrare insieme riti e festività crea un terreno comune su cui le generazioni si incontrano, favorendo così il dialogo tra giovani e anziani. Le tradizioni quindi diventano uno strumento di continuità culturale che garantisce la resilienza e la stabilità di una comunità nel tempo mente in un mondo globalizzato, che favorisce modelli omogenei di consumo e di valori, le culture tendono a uniformarsi. La conservazione delle tradizioni locali è un modo per preservare le diversità e difendere le unicità, e gli insegnamenti profondi legati a valori etici, religiosi o sociali che contribuiscono a modellare il comportamento e l’etica delle persone. Attraverso riti, celebrazioni religiose e pratiche comunitarie, vengono trasmessi principi di rispetto, responsabilità e senso del dovere, valori che fungono da guida di una città e la mantiene “viva”. Sarà per questo che – a parte l’8 marzo – Teramo è oramai una città moribonda che necessita e aspetta un forte cambiamento nella guida della città.
Leo Nodari