Se il giorno di Capaci rimanemmo scioccati, il 19 luglio smettemmo in maniera legittima di credere nello stato. In quei 57 giorni Borsellino fu un dead man walking, e lo fu pubblicamente, alla luce del sole, in modo orrendo.
A distanza di 32 anni “le idee” di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino continuano a camminare su gambe di altre donne e uomini, docenti, dirigenti scolastici, amministratori, studenti, uomini dello Stato che non hanno dimenticato. E anzi vogliono ricordare e indicare un percorso di impegno, serietà, onestà, ai più giovani. A distanza di 32 anni il Premio Borsellino prende nuovamente il via domani a L’Aquila, martedi a Teramo, mercoledi a Pescara.
26 incontri con più di 50 testimoni su cui quelle idee camminano oggi, 2 spettacoli teatrali, libri, film, 3 concerti in un unico fresco profumo di libertà.
Sarà l’edizione dei 4 incontri con Don Antonio Coluccia e 4 di Don Aniello Manganiello, l’edizione della giornalista Francesca Fagnani e del fotografo Tony Gentile, di Daniela Di Maggio madre di “Giogiò” con il suo albero contro il bullismo, e di Luigi Leonardi, il testimonial antimafia più ascoltato e seguito in Italia, un’edizione ricca di magistrati che sarà chiusa dal capo della Polizia Pisani. Sarà l’anno di Mogol e dei tre diversi concerti di Battisti Sarà l’anno in cui ricorderemo e onoreremo Giandonato Morra.
“Lo stato si è estinto”, titolava nel 1992 un numero del Male. “È una luminaria a corrente alternata. Una orribile, perché flaccida e sconcia debolezza Se la morte di Falcone fu la cartina di tornasole per i dieci anni precedenti, quella di Paolo Borsellino fu in un certo senso ancora peggio: una tragedia annunciata con chiarezza abbacinante. Ma non è morta quella tensione morale , quelle idee non sono morte , continuano a camminare sulle gambe dei tanti e tanti che in tutta Italia si impegnano per un mondo più giusto. Lo dicono in silenzio tanti e tanti uomini dello Stato che con dignità ed onore fanno il loro mestiere. Ogni giorno. Che credono nel nostro Paese. Lo dicono migliaia di giovani che incontrano i testimoni del Premio Borsellino e i giovani studenti che in tutta Italia ripetono "Non li avete uccisi, le loro idee camminano sulle nostre gambe"
Quello che vogliamo dire con forza e con chiarezza in questi 10 giorni è che oggi lo Stato c’è. Combatte la mafia, l’ingiustizia. Per questo neppure quest’anno siamo riusciti a coprire tutte le tante richieste di Incontri sulla educazione alla legalità che anche quest’anno di faranno in tante scuole dei piccoli e grandi Comuni. Oggi sono tante, quasi tutte, le Istituzioni sono nettamente schierate nel contrasto alle mafie. Allora abbiamo vinto contro gli eredi dei Riina e Provenzano ?Certamente no. Però il contrasto c’è. La criminalità organizzata certamente c’è ma non spadroneggia più indisturbata. Lo spaccio c’è ma sono tanti anche gli arresti.
Oggi il paese è più forte e più libero . Ed ha coscienza piena del fatto che lo deve anche a persone come Falcone e Borsellino. Perché ricordare le figure di questi servitori dello Stato, il loro impegno, è fondamentale in uno scontro che non consente mediazioni e che si combatte su più fronti. Su quello della prevenzione e della repressione ma anche su quello culturale. Alle parole appassionate di Gesualdo Bufalino facevano eco gli appelli del giudice Falcone: prima di tutto serve un esercito di maestri per combattere la mafia. È una battaglia che lo Stato italiano porta avanti con decisione ma che non può essere vinta se non si istilla nelle persone il senso profondo della giustizia e della legalità. Per questo è fondamentale perpetuare il ricordo di chi ha perso la vita per difendere i valori più importanti della nostra comunità.
Leo Nodari