La giornata della memoria sta a testimoniarci che ilmale rappresentato da Auschwitz e dalla Shoah "è pronto a risvegliarsi, come un virus micidiale". Lo afferma Papa Francesco mettendo in guardia gli italiani dal pericolo più grande: l'indifferenza. Quel male alberga nascosto, come un virus micidiale, nei bassifondi della società, nelle pieghe occulte di ideologie, nel buio accecante degli stereotipi e dei pregiudizi. Pronto a risvegliarsi a Gaza in Ucraina e in tanti luoghi del mondo, pronto a colpire, a contagiare, a distruggere, appena se ne ripresentino le condizioni. Quando il benessere dei popoli o gli interessi delle maggioranze, si fanno coincidere con la negazione del diverso - dimenticando che ciascuna persona è diversa da ogni altra - la storia spalanca le porte alle più immani tragedie. Oggi, 27 gennaio, dedicata al ricordo della Shoa, ci sarannofilm, testimonianze, musica, teatro per denunciare l’orroredella Shoah, lo sterminio degli ebrei. Per ricordare quei tragici fatti perpetrati, le persecuzioni, le leggi razziali e la deportazione nei campi subita da milioni di persone (insieme agli ebrei, zingari, omosessuali, portatori di handicap, oppositori politici..). In Italia dal 2000 c’è una legge che dice “nelle scuole di ogni ordine e grado, sono organizzati cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”. Eppure questo non accade. Non tutti gli istituti scolastici seguono le indicazioni di questa legge. I fatti di questi ultimi giorni ci obbligano a porci una domanda: siamo diventati un popolo antisemita? Al di là delle notizie che quasi quotidianamente ci arrivano di episodi di odio e violenza nelle piazze e nei confronti della comunità ebraica, i dati confermano quello che speravamo potesse rimanere solo sul piano del dubbio: una ricerca 2024 di EuromediaResearch pubblicata in questi giorni è sconvolgente, riporta che 7,3% degli italiani ritiene che la Shoah sia una leggenda, il 13,5% crede che durante la Shoah non siano morti 6 milioni di ebrei. Davanti a questi dati appare chiaro che abbiamo sottovalutato la portata della crescente ondata antisemita: è urgente avviare una riflessione profonda sulle azioni da intraprendere per fermarla, partendo dall’educazione e dalla cultura. Ricordiamo che “la neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima; il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato”.
Per questo è importante ricordare “Il giorno della Memoria”, uno strumento che deve accompagnarci ogni giorno nella lotta all’odio insensato e alla violenza becera. Ricordare cosa è accaduto dietro i cancelli di Auschwitz, ascoltare le testimonianze di chi ha subito un’indicibile ingiustizia, alimentare una lettura critica della storia attraverso una scuola partecipe e attiva, farsi portatori nel quotidiano di un messaggio di inclusione e di ascolto: tutto questo è sempre più indispensabile e non può limitarsi a una singola celebrazione, ma deve accompagnare il quotidiano. Elie Wiesel ricordava un importante insegnamento che aveva tratto dall’olocausto: «Una persona può amare la poesia e comunque uccidere i bambini». Questo per dire che quando diciamo “cultura” ci riferiamo a una determinata accezione, che è proprio quella che fa rimando alla Memoria e al 'testimone' che i sopravvissuti della Shoah hanno lasciato a ciascuno di noi. La Memoria deve diventare parte di un più ampio dialogo interculturale fatto di conoscenza, scambio e interazione, a maggior ragione in un periodo storico in cui il mondo civile si incontra e confronta facendo della diplomazia culturale e del dialogo tra culture uno dei suoi punti di forza, politica e sociale. La politica, nella sua alta accezione di guida della società, deve essere nel cuore della lotta all’antisemitismo. Sono tante le iniziative legate ad azioni, grandi e piccole, destinate alla lotta all’antisemitismo. L’impegno attivo nel contrastare l’odio nei confronti della popolazione ebraica coinvolge vari ambiti senza distinzioni, per porre in evidenza l’importanza della Memoria e il ruolo fondamentale della cultura nel sostenerla attivamente. Mi riferisco a una cultura che con lo strumento del dialogo 'prenda parte' e non resti silente davanti ai segnali, anche all’apparenza di poco conto, di odio e antisemitismo. Una cultura capace di testimonianza e parola perché, tornando a citare Wiesel, “la neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima; il silenzio incoraggia sempre il torturatore, mai il torturato”.
Leo Nodari