• FESTA AGRICOLA
×

Avviso

Non ci sono cétégorie

OwerOggi siamo nella seconda giornata dell’Ottava di Pasqualunedì di Pasqua, “Pasquetta” o festa “dell’Angelo” , una tradizione molto bella che corrisponde profondamente alle fonti bibliche sulla Risurrezione della narrazione dei Vangeli Sinottici, quando le donne vanno al Sepolcro e lo trovano aperto. Esse temevano di non poter entrare perché la tomba era chiusa da una grande pietra. Invece è aperta e, dall’interno, sentono le parole: “Gesù Nazareno non è qui”. Ogni tradizione religiosa è punteggiata da momenti che incarnano profondi significati spirituali e il Lunedì dell’Angelo nel calendario cristiano non è da meno. Questa giornata, spesso trascurata tra le festività pasquali più vistose, porta con sé un’essenza di rinascita e rinascita che si lega intimamente al messaggio di speranza e redenzione della Pasqua. Per la prima volta vengono pronunciate le parole: “È risorto”. Questo incontro non solo segna un momento cruciale nella narrazione pasquale, ma incarna anche la prima testimonianza dell’evento che è il fulcro della fede cristiana: la risurrezione di Gesù Cristo. Il Lunedì dell’Angelo offre un’opportunità unica per i credenti di contemplare il significato più profondo della Pasqua. È un momento per riflettere sulla vittoria di Cristo sulla morte e sulla promessa di vita eterna che questa vittoria offre a coloro che credono. Inoltre, il Lunedì dell’Angelo può essere considerato come un’occasione per riflettere sulle proprie esperienze di risurrezione e rinascita personale. Ognuno di noi può trovare momenti nella propria vita in cui siamo stati sollevati dalla disperazione, dalla paura o dalla tristezza, e portati a una nuova vita attraverso la fede, la speranza e l’amore. Questa giornata può anche essere vista come un invito alla riconciliazione e alla celebrazione della vita. La risurrezione di Gesù rappresenta non solo la vittoria sulla morte, ma anche la possibilità di una nuova vita attraverso la riconciliazione con Dio e con gli altri. Il Lunedì dell’Angelo ci incoraggia quindi a considerare come possiamo vivere in armonia con Dio e con i nostri simili, abbracciando la compassione, la gentilezza e il perdono. In un’epoca in cui la vita può sembrare dominata dalla frenesia e dalle sfide quotidiane, il Lunedì dell’Angelo offre un momento di pausa e di riflessione. È una giornata per mettere in prospettiva le nostre vite, ricordando che la speranza e la rinascita sono sempre possibili, anche nei momenti più bui. Il Lunedì dell’Angelo non è solo una festività pasquale tra le tante, ma un momento sacro di riflessione, gioia e speranza. Certo la Risurrezione di Gesù è il mistero decisivo della nostra fede, che ha trasformato la storia e dà senso all'esistenza di ogni uomo. Eppure nell’ultimo capitolo dei Vangeli più dell’angelo Gabriele che siede vittorioso sulla morte,davanti al sepolcro, e annuncia “Non è qui” mi ha sempre colpito la volontà di Cristo,appena risorto,di incontrare una sola persona, Maria di Magdala che piangecurva sul sepolcro aperto e vuoto, completamente smarrita.  “A volte gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime”. Sono le parole che ha scelto papa Francesco per  commentare il Vangelo secondo Giovanni che ci parla dell’incontro di Cristo risorto con Maria di Magdala, quella donna peccatrice che ha unto i piedi di Gesù e li ha asciugati con i suoi capelli, una donna sfruttata e anche disprezzata da quelli che si credono giusti. Quelli in giacca e cravatta sempre pulita. Quellisempre falsi e perfetti con il culo sempre ben parato. Quelli viscidi e antipatici, ipocriti, falsi, mai colpevoli. Quelli che stanno sempre con Pilato e il sinedrio pagano. “Quelli con gli spari sopra” direbbe Vasco.  Maria è anche la donna che ha amato molto Gesù e sulla croce ha perso tuttoora si chiede “E adesso che facciamo? Dove sta il Signore? Come si fa a trovarlo se non lo vediamo più?”. Allora, con un’immensa tenerezza, il Risorto chiama la sposa per nome: “Mariam!” (Gv 20,16). Il suo nome, pronunciato da quella voce nota e insieme totalmente nuova è come un fulmine che la incendia. È come se cielo e terra si mettessero a girare attorno a lei e un tuono l’avvolgesse tutta! Ella si volta e un solo grido esce in ebraico dalla sua bocca: “Rabbouni!” La catechesi è chiarissima, ed essa rimarrà la medesima in tutti i vangeli della risurrezione. Finché lo cerchiamo come un oggetto, e pretendiamo di tenerlo tra le nostre mani usandolo a piacimento per i nostri scopi i nostri occhi sono impediti di riconoscerlo (Lc 24,16). Se giungiamo a scorgere qualche cosa, vediamo tutt’al più un viandante (Mc 16,12; Lc 24,15-18), o un ortolano (Gv 20,15), o qualcuno sulla riva del lago, velato dalle brume mattutine (Gv 21,4). Anche se ci troviamo già alla sua presenza, possiamo credere ancora di avere davanti un fantasma, uno “spirito” (Lc 24,36-43). Quando però Egli si fa soggetto riusciremo a “vedere”, tutto si capovolge in noi scoprendo la pace del cuore.

Leo Nodari