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Papetto

Tetelestai.  Tutto è compiuto.Non si è fermato nemmeno un minuto l'immenso afflusso di fedeli in fila per rendere omaggio a papa Francesco da piazza Risorgimento a Porta Angelica. In questo momento di profondo dolore per la Chiesa universale e per l’intera umanità, tutti i fedeli, le comunità parrocchiali, le realtà ecclesiali e gli uomini e le donne di buona volontà in tutto il mondo hanno accompagnato spiritualmente il Papa con la preghiera, facendo prevalere la speranza sul dolore ricordando le parole luminose che Papa Francesco ci ha lasciato nella bolla di indizione dell’Anno Giubilare: “la Croce è il segno vivo di una Speranza che non delude mai”. In queste parole si radica la missione dei cattolici, è lì che trova senso il nostro impegno apostolico.Francesco è stato un uomo sempliceModerno. Diretto. Controcorrente. Coraggioso. Sorprendente. Spiritoso. Umano. Universale. Santo: eccoli, gli aggettivi che ricorrono. Per vederlo, per salutarlo, per ringraziarlo, per pregarlosi  intrecciano ragazzi di ogni età, anziani, famiglie. Cattolici praticanti e non, agnostici, atei. Tutti con gli occhi pieni di luce. Una fiumana multicolore e multietnica che ha pochissime cose in comune, tranne una: un enorme affetto, un enorme ammirazione per il Papa venuto “dalla fine del mondo” ma entrato subito in sintonia con un’umanità eterogenea. Con tutti e con ciascuno di loro.  Nel corso del suo pontificato Papa Francesco ha saputo parlare al cuore di milioni di persone, ha saputo interpretare il lamento fragile della terra, diventando l’unico leader mondiale credibile sui temi della solidarietà, la pace e l’ambiente oltre che una guida spirituale forte non solo per i cattolici, ma anche per i credenti di altre religioni e per tutti coloro che, nel mondo, cercanogiustizia e verità tracciando in modo inequivocabile lereditàda percorrere nei sui principali documenti magisteriali: la necessità dell’annuncio del Vangelo (Evangelium gaudium), la custodia del pianeta come “casa comune” dell’intera umanità (Laudato si’), la fraternità universale come unica strada per la il superamento dei conflitti e il raggiungimento della pace (Fratelli tutti) e, per chiudere il cerchio, l’amore per il prossimo come messaggio centrale“Una Chiesa povera e per i poveri disse papa Francesco all’indomani della sua elezione al soglio di Pietro. E proprio i poveri – che hanno avuto un posto privilegiato nel cuore e nel magistero di papa Francesco, quelli che lui nel suo pontificato ha sempre tenuto nel suo cuore e nella sua azione caritativi-saranno oggi ad accoglierlo al suo arrivo nella Basilica di Santa Maria Maggiore, dove Bergoglio sarà sepolto nella tomba da lui stesso scelta. Un gesto significativo, che ha voluto in un certo senso indicare uno dei fili rossi del pontificato di Francesco.

La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio e amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati». In serata la comunicazione ufficiale delle cause della morte: ictus celebrale e collasso cardiocircolatorio irreversibile.Non è facile  ricordare in poche richel’immensità del suo pontificato. Da quando – il 13marzo2013-viene eletto papa, a sorpresa diventando il primo pontefice gesuita e argentino, preso alla fine del mondo, come dice egli stesso salutando i fedeli in piazza San PietroFrancesco è stato protagonista di un pontificato che ha smosso le mura della Chiesa cattolica, riorientando la sua missione in una direzione pastorale e sociale rispetto a quella maggiormente dottrinale dei suoi immediati predecessori. Ricordo bene che a cosa che mi colpì non fu il Buonasera!”, ma il fatto che non avesse lamozzetta rossa, la mantellina purpurea che i Papi portavano dopo l’elezione e nelle occasioni più solenni. La mozzetta rossa era il manto regale che gli Imperatori indossavano e che da Costantinoera arrivata fino all’ultimo papa. Poi ho saputo che quando Bergoglio dalla cappella Sistina era andato alla Loggia delle Benedizioni che si affaccia su piazza san Pietro, e un prelato gli aveva presentato insieme all’abito bianco sulla sua misura la mozzetta imperiale, egli l’aveva respinta dicendo. “Il carnevale è finito”. E invece di salire idealmente sul trono, aveva chinato il capo davanti alla folla improvvisamente in silenzio, quasi a farsi dare l’investitura non più dai cardinali ma dal popolo di Dio.La scelta del nome Francesco ispirato al “santo dei poveri” di Assisi – un inedito nella bimillenaria storia della Chiesa – e di Lampedusa come suo primo viaggio apostolico fuori dalle mura vaticane (luglio 2013) per denunciare la globalizzazione dell’indifferenza della fortezza Europa che lascia morire in mare i migranti indicano immediatamente il profilo che intende dare al suo ministero. Confermato poi, nel novembre 2013 nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium, testo programmatico del pontificato in cui denuncia questa economia che uccide. E nel giugno 2015, con la prima enciclica, Laudato si’, dedicata alla crisi eco-sociale che distrugge il pianeta e genera povertà ed esclusione. Temi ripresi nel 2020 nella nuova enciclica, Fratelli tutti.Più complicato l’importantissimo percorso della riforma della Chiesa che gli sono costati tanti nemici all’interno della Chiesa dove, tra le mura del silenzio e le stanze di un macabro poterevivevano e prosperavano non solo pedofili, non solo dei novelli Pilato, non solo le serpi del “Vatileaks ma anche cardinali come Bertone dall’atticomilionario extra lussocardinali con le ville al mare e le mercedes con autista, altri “ vicini” a festini gay con droga” , ma anche cardinali con le amanti che hanno bruciato i soldi dati dai fedeli per i poveri (condannati a 6 anni di carcere) vescovi corrotti, condannati emazzettari. M maledetti da Dio. E da me. Con il Sinodo dei vescovi sulla famiglia del 2014-2015, e la riforma della Curia romana Bergoglio introduce un metodo partecipativo avvia processi, appunto un metodo sinodale che rende più libera la discussione nella Chiesa, sostenuta simbolicamente anche dalla “riabilitazione” di teologi progressisti e preti di frontiera che i suoi predecessori avevano condannato o emarginato. Un papa che ha rimescolato le carte, quindi. Un Papa che io ho amato. Si vedrà ora chi sarà il successore di Francesco e soprattutto come gestirà la partita: se preferirà rimettere in ordine il mazzo oppure vorrà portare avanti quei processi avviati da Francesco e ora inevitabilmente interrotti con la sua morte.

Leo Nodari