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CORESEDUTODevo chiedere scusa al consigliere Lanfranco Lancione.  Per la storia dell’abbandono dell’aula consiliare, con lancio del badge, in occasione del minuto di silenzio, in ricordo delle vittime delle foibe. 

Gli devo le mie scuse. 

No, non perché il gesto non fosse criticabile, anzi: è e resta una mortificante espressione di insensibilità, unita ad un rigurgito ideologico, anche tristemente anacronistico, di un “credo” che la storia ha cancellato, ma perché non è con lui che ce la dobbiamo o possiamo prendere. 

E non è per “il lancio di Lancione” che il consigliere Tiberii avrebbe dovuto definire questa come “la piu’ brutta pagina della storia del consiglio comunale della citta’ di Teramo”. 

Lo è stata, ma non per colpa di Lancione. 

Che ha colpa sì, ma ha anche una giustificazione. 

Che gli viene da Core. 

No, non “dal” cuore, ma proprio da Core, ovvero dall’assessore alla Cultura, in ossequio alla logica dell’ “ubi maior, minor cessat”. 

Ve lo spiego: al momento del minuto di silenzio,  sui banchi della Giunta c’erano solo 8 dei 9 assessori. Mancava proprio Andrea Core. Vabbè, può succedere. Non dovrebbe MAI (uso volutamente il maiuscolo) in un momento solenne come quello, ma può succedere. Il Consiglio è fluido, ci si muove, ci si sposta, si va magari a parlare con un cittadino seduto in platea. Così ha fatto Core, al momento del minuto di silenzio, era appunto in platea. In ultima fila. 

A parlare.

E... e quello che state per leggere segna davvero “una delle pagine più brutte della storia del Consiglio Comunale”... ha continuato a parlare.

Mentre tutta la sala, ma proprio TUTTA (vedi sopra), compresi pubblico e giornalisti, si alzava per ricordare in silenzio le migliaia di vittime “infoibate”, Core non solo non si schierava con gli altri 8 colleghi, ma restava seduto e continuava a parlare.

Seduto e parlava.

Durante il minuto di silenzio.

Atteggiamento che risulterebbe maleducato e incivile se adottato da chiunque, ma che diventa una sgarbo insopportabile alla città, ai cittadini e al senso stesso di civiltà dei teramani, se adottato da chi occupa una “poltrona” pubblica.

È dunque più condannabile il gesto veterocomunista di Lancione, o quello altrettanto paludato di rivoluzionarismo da provincia di Andrea Core?

È più mortificante, per la città, il Lancione lanciante o Core parlante?

È più avvilente, per il senso stesso del ruolo che un Consiglio Comunale dovrebbe svolgere, il gesto di un consigliere over 50 o quello di un assessore under 30 che, ed è voce diffusa in città (arrivata anche al Sindaco)  da quando ha avuto la nomina, si è gonfiato di autoreferenzialità e, per dirla alla teramana, se la ricrede fino a rendere impossibile negargli un “arcale da ssà piande”?

Chi concede all’assessore Core il diritto di insultare le vittime delle foibe, il Consiglio Comunale e noi cittadini, restandosene altrove, seduto e a chiacchiera durante un minuto di silenzio? 

Chi consente a Core di sentirsi più importante anche del suo stesso Sindaco, al punto da restarsene comodo, mentre il Primo Cittadino era in piedi?

Nelle tribù dei nativi americani, solo al capo era concesso il diritto di non alzarsi. 

Il gran capo Core Seduto.

Conosco Andrea Core da anni. Lo stimo. Sono convinto che abbia talento politico e capacità personali.

Non lo credevo capace di una "coglionata" del genere.

Che non può essere accettata né tollerata.

E deve essere D’Alberto a prendere posizione. Una posizione chiara, netta, inequivocabile.

Abbiamo bisogno di qualcuno che amministri Teramo, non di ragazzini che copiano i compiti, pardon: i comunicati o che fanno spacconate da Bar Sport. 

Non ci meritiamo questo.

Non ci meritiamo questi.

Le scuse, pubbliche, quelle sì, ce le meritiamo.

Adamo