Il voto è molto più di un atto formale. È l’espressione più concreta della sovranità popolare, principio fondante della nostra Repubblica democratica. Ogni cittadino, attraverso il voto, esercita il proprio diritto-dovere di contribuire alle scelte collettive, tutelando al contempo le libertà fondamentali che rendono viva la democrazia: la libertà di espressione, di stampa, di circolazione, il diritto allo studio e al lavoro.
La partecipazione è il cuore pulsante di uno Stato democratico. Quando un cittadino vota, riafferma la propria appartenenza alla comunità, partecipa al governo della cosa pubblica e rivendica il proprio ruolo attivo nella costruzione del presente e del futuro. In questo senso, il voto non è mai un gesto isolato, ma parte di un processo collettivo di responsabilità e impegno civico.
È in quest’ottica che va letta l’importanza del referendum, strumento essenziale di democrazia diretta, che consente al popolo di pronunciarsi su temi centrali per il funzionamento della giustizia e delle istituzioni. Disertarlo equivale a rinunciare a uno strumento che ci è proprio, a lasciare che altri decidano per noi.
Eppure, assistiamo da anni a un preoccupante aumento dell’astensionismo. Una deriva silenziosa ma pericolosa, che svuota di significato le istituzioni democratiche e alimenta una spirale di disillusione e delegittimazione. L’astensione non è mai neutra: è l’abbandono volontario del campo della democrazia. È la rinuncia a influire, a contare, a far sentire la propria voce.
È per queste ragioni che sorprende – e preoccupa – quando proprio da figure istituzionali, come il Presidente di una delle Camere, arriva un invito implicito o esplicito all’astensione. Chi rappresenta le istituzioni ha il dovere di custodire la democrazia, non di scoraggiare l’esercizio attivo dei diritti. Ogni appello all’inerzia, soprattutto se rivolto ai cittadini, rappresenta un colpo alla cultura democratica, che va invece rafforzata, promossa e difesa con convinzione.
La democrazia non è mai un bene acquisito per sempre. È fragile, e si nutre del nostro impegno quotidiano. Votare, partecipare, informarsi, discutere: sono questi i gesti che la tengono in vita. Non rinunciamoci.
MANOLA DI PASQUALE