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i giorni scorsi si è svolto, nella Corte interna della Biblioteca Delfico,  l’ultimo incontro di “Teramo sul contemporaneoevento organizzato daFidapa sezione di Teramo, con la partecipazione delle Istituzioni che hanno patrocinato il progetto. Ospite della serata Bianca Sorrentino con il suo libro “Pensare come Medea. Cosa ci insegnano le donne del mito sulla nostra vita” (ilSaggiatore, euro 17).  Ha dialogato con l’autrice la  docente e storica dell’arte Chiara Materazzo, ideatrice della rassegna. Abbiamo rivolto alcune domande alla Sorrentino.

Lei è una studiosa del mondo classico, può dircicosa ci insegnano le donne del mito sulla nostra vita?
Io penso che la lezione più importante sia la molteplicità. Chi ama la mitologia di solito associa la parola multiforme a Ulisse, all’eroe maschile dell’Odissea. In realtà tutte le donne del mito rappresentano una stagione dell’esistenza, come se ognuna di loro avesse portato un segreto misterioso da consegnarci in dono come insegnamento per ogni fase della nostra vita.Quindi non solo la forza, gli aspetti positivi, ma anche la fragilità, la vulnerabilità, gli aspetti che ci rendono più umani. Io credo che l’insegnamento più bello sia quello di poter ricompattare la nostra umanità. 

Medea si innamora di Giasone, ma vince la sua natura di madre e uccide i loro piccoli figliCome possiamo leggere ilcrimine del figlicidio?
Lo possiamo leggere appellandoci alla complessità, noi viviamo un tempo che ci esorta a ragionare in modo binariotutto è bianco o nero, giusto o sbagliato. Invece sarebbe più opportuno considerare gli aspetti nella loro complessità, nella loro totalità. Medea, è vero, commette un crimine nefando ed è giusto che noi prendiamo le distanze rispetto a un atto efferato che la mente umana non riuscirebbe a concepirlo. Se fosse stato Giasone a compierlo,nell’Atene del V secolo a.C. in cui scriveva Euripidenessuno si sarebbe scandalizzato perché, all’epoca i figli erano considerati proprietà del padre. Medea vuole comportarsi  come un uomo, vuole essere libera, è una donna emancipata, vuole rivendicare le proprie scelte.

Lei ha parlato di mostri che si agitano dentro Medea, è giusto?
Certo, è esatto, è il grande insegnamento del teatro. Noi oggi andiamo a teatro per svago, per intrattenimento, invece la funzione principale del teatro per gli ateniesi era pedagogica, educativa. Anche noi quando andiamo a teatro e ascoltiamo le grida dei bambini che vengono uccisi da Medea, dobbiamo riuscire non solo a puntare il dito contro la protagonista ma anche a riconoscere quei fantasmi che sono in agguato dentro di noi per poterli superare e non esserne preda.

Nel suo libro parla di altre eroine: Calipso, Circe, Nausicaa.. a chi è più legata?
Queste donne che ha nominato fanno parte dell’entourage di Ulisse ma quella a cui sono più legata è Euridice, la sposa di Orfeo. Lei muore e lui riesce a riprenderla ,ma nel cammino verso il mondo dei vivi si volta verso di lei e quindi viene ricacciata nell’ombra. Un mito intorno al quale tutti ci interroghiamo, la cosa che mi colpisce di più è che nel mondo antico, nella tradizione classica, Euridice resta muta mentre nel mondo contemporaneofinalmente i poeti e soprattutto le poetesse le restituiscono la parola.  Lei ha la possibilità di raccontare la sua storia tornando a essere la protagonista ma anche autrice.

Si può dire che negli ultimi anni c’è una rilettura del mito greco?
Si, è un fenomeno trasversale che sta interessando il mondoeditoriale in maniera sempre più pervasiva. Certamente ci sono delle domande che ci sembrano antiche ma in realtà sono sempre valide, appartengono all’umano e rispetto alle quali ancora non ci siamo dati una risposta definitiva e quindi siamo tuttora alla ricerca. Il mito greco può essere un modo per trovare la nostra  risposta.

Bianca Sorrentino è una studiosa del mondo classico, nel 2021 ha pubblicato il suo saggio Pensare come Ulisse. Attualmente lavora in RAI. Autrice di Sempre verso Itaca, cura cicli di incontri sulla poesia.
ANNA BRANDIFERRO
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