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IMG_8457.jpgNei giorni scorsi, a Roseto nel ristorante Ciambilo scrittorespagnolo Víctor del Árbolha presentato il suo libro “Il tempo delle belve” (ed. Elliot euro 20,00).  Hanno dialogato con lui il giornalista Luca Maggitti e  Pierpaolo Marchetti giornalista ispanista e consulente editoriale.

Come è nato il romanzo che presenta questa sera?
Questo romanzo è la seconda parte di un romanzo più grande che ho pensato  all’inizio diviso in tre parti : “Nessuno su questa terra ” la prima, “Il tempo delle belve” la seconda”, la terza arriverà, penso, l’anno prossimo in Italia. E’ stato pensato come un universo,  dove personaggi fanno una “transizione” dallapace interiore, coerenza interna,verso un caosche trasforma la vita ma non alla maniera che vuole il mondo.

In questo romanzo il protagonista è un poliziotto in procinto di andare in pensione che viene esiliato nella tranquilla isola di Lanzarote…Quanto è stato importante il suo lavoro nella Policia de la Generalitat de Catalunya per scrivere questa storia ?
Secondo me lavorare in polizia è stato fondamentaleperché qui racconto un’indagine. Ho lavorato per due anni  e conosco bene il rapporto tra le economie, come si fa per trasformare il denaro. Per tanto tempo mi sono interessato dei crimini fiscali: come far passare nell’ economia normalei soldidella droga e della prostituzione. La brama di  potere, il  denaro tirano fuori la belva che è in noi.

Lei ha detto i luoghi non sono una semplice decorazione”.Che cosa sono i luoghi ?
Per me il paesaggionon è un teatro, è un personaggio perché trasforma lo stato dell’animo.Per me è molto importante la coabitazionetra il carattere del personaggio e il luogo in cuiabita, il paesaggio crea il carattere e il carattere cambia il paesaggio. Permette al lettore una visione poliedrica, più ampia del personaggio.

Che rapporti ha con i suoi personaggi?
Io sono il padre putativo, il demiurgo che ha creato tutte queste voci.  I personaggi parlano per me sia della parte più oscura che della parte più luminosa. Alla fine penso ai personaggi  come un riflessodei fantasmi dello scrittore

Lei ha anche detto che lo scrittore non ha il diritto dimischiarsi nel dialogotrla storia e il lettore, perché?

Esattamenteperché la libertà della scrittura è questa : fare la propria riflessioneil proprio dialogo con il personaggio. Lo scrittore è un veicolo, il libro è un veicolo per stabilire questa comunicazionediretta.  Detesto lo scrittore che fa la propaganda , che fa il moralista, che condiziona la lettura. Deve essere sempre il lettore, che ha la libertà di decidere, a scegliere qual è la sua relazione con i personaggi.

Che cos’è per lei la scrittura?
Scrivere è creare, scrivere è un meccanismo facilita l’immaginazione. La scrittura crea un mondo alternativo nel quale mi sento più a mio agio rispetto alla realtà. Il sinonimo di scrivere dovrebbe essere leggere, io esalto sempre più la lettura rispetto alla scrittura, nella lettura creiamo.  Ho iniziato a leggere molto giovane, ho cominciato a sognare molto giovane, mi ha datouna via di fuga.   Sicuramente per me scrivere è creare.

C’è un luogo dove scrive?
Non riesco a scrivere in un luogo chiuso, poi ho bisogno di fumare…molto.  Quasi sempre scrivo in un bar. Scrivo a mano  con la penna, scrivo su un quaderno a righe larghe e non ho un orario…

ANNA BRANDIFERRO

Víctor del Árbolè nato a Barcellona, laureato in Storia, ha lavorato per 20 anni nella Policia de la Generalitat de Catalunya .Ha esordito nel 2006 con El peso de losmuertos, con cui ha vinto il Premio Tiflos de Novela. Tradotto internazionalmente, ha incontrato uno straordinario successo in Francia, dove i suoi romanzi sono pubblicati da ActesSud  e dove è stato insignito del titolo di ChevalierdesArts et Lettres. Nel 2016 ha vinto in Spagna il prestigioso Premio Nadal con La vispera de casi todo.  Con Elliot ha pubblicato Il figlio del padre e Nessuno su questa terra.