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atcL’assessore regionale alla Caccia Dino Pepe non finisce di sorprendere. Nelle risposte alla nostra Conferenza stampa, organizzata insieme a diverse associazioni venatorie, inviate agli organi di informazione, utilizza, forse malconsigliato dai suoi uffici, informazioni non veritiere. Gli uffici regionali in una prima istanza negatoria di prolungamento di caccia alla beccaccia ha contestato la percentuale di territorio monitorato. Chiarito questo da parte degli Atc, ha proseguito a negare la prosecuzione della caccia alla beccaccia rilevando che le cartografie non erano confacenti alle loro richieste. Sembra una guerra voluta contro i cacciatori a prescindere dalle motivazioni. In particolare sottolineiamo che i corsi formativi realizzati dagli Atc Vomano e Salinello, per monitoratori di beccaccia, non dovevano essere autorizzati dalla Regione. E proprio per questo, come dice anche lui, non esiste autorizzazione. Purtroppo, l’assessore Pepe, ignora o gli fanno ignorare che i citati corsi erano autorizzati dalla Provincia di Teramo. Se non vuole riconoscere i corsi l’assessore Pepe, deve quindi disconoscere l’operato della Provincia di Teramo. Altrimenti, nel caso le autorizzazioni della Provincia siano regolari, approfondire la personale conoscenza sulle tematiche della caccia. Ribadiamo, quindi, che le sue dimissioni sarebbero opportune per lasciare spazio a chi ha maggiori competenze. Per far comprendere maggiormente la situazione, che non è abruzzese ma nazionale, trattandosi di un fenomeno migratorio che viene dall’Europa del Nord, sotto riportiamo gli elementi riscontrati nell’Accordo tra Governo e Regioni. Elementi che sono validi anche per l’Abruzzo e che dovrebbero far riflettere l’assessore Dino Pepe e i dipendenti dei suoi uffici. “La Corte dei Conti ha negato la registrazione dell’atto di potere sostitutivo (Delibera del Consiglio dei Ministri datata 20 gennaio 2015, ex art. 8 L. 5 giugno 2003 n. 131) con il quale si restringeva il periodo venatorio e per questo il Consiglio dei Ministri ha ritirato l’atto; Considerato che la data del 31 gennaio è sempre stata ritenuta corretta da ISPRA fino al luglio del 2010, quando il  documento ORNIS KC è del 2001. Quindi o ISPRA ha consentito la violazione della direttiva dal 2001 al giugno 2010, oppure la direttiva non è violata nemmeno adesso. Come noto il documento KC non è vincolante legalmente, ma ha carattere orientativo, quindi la Regione ha la completa facoltà di dimostrare (come avvenuto nel 2013/2014) che la migrazione pre nuziale delle tre specie non è iniziata alla data del 31 gennaio, come del resto testimoniato da copiosa letteratura scientifica. Visto che altre Regioni Italiane hanno utilizzato legittimamente e con propri dati scientifici il paragrafo 2.7.10 della Guida alla disciplina della Caccia UE, nelle more di una modifica del dato KC nazionale, oggi in corso di discussione in Italia per le tre specie. Oltre alla discrasia esistente fra il KC italiano e quelli degli Stati Membri confinanti o di simile latitudine, è ormai noto che la letteratura scientifica italiana recente e passata stabilisca che la migrazione delle tre specie avvenga dopo la data del 31 gennaio. Esempio eclatante è quello della beccaccia, i cui studi eseguiti con radio tracking satellitare hanno dimostrato che le partenze per la migrazione pre nuziale avvengono a partire dalla prima decade di marzo, ovvero circa due mesi dopo quanto oggi stabilito dal dato KC nazionale”. Ci auguriamo che le comunicazioni che l’assessore Pepe riceve da noi attraverso la stampa gli facciano aprire gli occhi e lo coinvolgano a un confronto maggiore e migliore con il mondo della caccia. E lunedì, è prevista una conferenza stampa da parte dell'Arci Caccia a Teramo.