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valdodibonaventura«Credo che si sia toccato il fondo». Con queste parole, l’assessore Valdo Di Bonaventura, ci ha negato l’intervista, oggi, alla Villa Comunale, in occasione della presentazione della campagna contro l’abbandono dei rifiuti.
La nostra colpa, evidentemente, è quella di aver fatto satira sulla morte del cigno, o meglio: sulla morte del secondo cigno in pochi mesi. Una satira motivata - giova sottolinearlo - non dal piacere per la morte dell’animale, che ovviamente spiace anche a noi, ma dal carico di “importanza” che il Comune, o meglio: lo stesso Valdo Di Bonaventura, ha voluto dare all’arrivo di quei cigni. La riapertura della Villa è stata considerata - a nostro avviso con eccessiva enfasi - il “segno della rinascita” della città. Teramo ha problemi di tenuta sociale, di economia, di lavoro, di ricostruzione, di scuole… la ripulita data alla Villa è certo un dettaglio importante, ma non è la rinascita della città. Non lo è di certo per un’amministrazione candidatasi ed eletta per fare meglio di quella precedente. Valdo Di Bonaventura è anche l’assessore alla manutenzione stradale… alzi la mano che ha visto negli ultimi sei mesi, un miglioramento degli asfalti in città… e non vale dire che non ci sono risorse, quando lo diceva l’assessore Di Stefano era lo stesso Valdo a criticarlo. Adesso, dove sono le soluzioni? Dispiace per il cigno morto, ma un cigno non fa “primavera” e la Primavera politica teramana non è ancora cominciata. Se non fosse stato per la Regione che - graziaddio arrivano le elezioni - ha regalato al Comune un assegno da oltre 130mila euro, non avremmo avuto neanche il Natale “luminoso” che tanto piace ai teramani. La morte di quel cigno, e questo è il motivo della nostra satira, era dunque la metafora del “poco fatto” fino ad ora.
L’assessore, però, se l’è presa e ha risposto non con una nota (ma essendo uno che considera giornalismo anche quello dei blog, certo non può sapere come comportarsi) o, magari, con una battuta (ma se uno spiritoso non è, certo non lo può diventare), quindi ha fatto la cosa più elegante che si possa fare: negarci l’intervista. Attenzione, negare l’intervista ad un giornalista, e quindi censurare una testata giornalistica, non è fare satira, ma negare il diritto fondamentale alla libertà di informare. Rilasciare l’intervista alle testate, negandola ad una soltanto, significa dimenticare anche che si sta svolgendo un ruolo pubblico, pagato dai soldi dei cittadini. Sì, anche da quelli che leggono certastampa.it che è, purtroppo per l’assessore, il più letto d’Abruzzo (secondo i dati del sito www.rankank.com delle 12,10 di oggi).
Dovere impone di fare il nostro lavoro, quindi vi diremo che la notizia che l’assessore ha voluto negarci in intervista, è quella del lancio di una campagna contro lo scarico abusivo dei rifiuti, che si attuerà anche con l’uso di fototrappole e l’appoggio di alcune associazioni di volontariato e dei comitati di quartiere. Una campagna che l’assessore lancia “per il bene dei nostri figli”, ai quali nell’attesa ha insegnato il valore della libertà di stampa.
Dignità ci impone di chiedere al Sindaco di Teramo, Gianguido D’Alberto, quale sia la posizione ufficiale dell’amministrazione sul gesto censorio dell’assessore Di Bonaventura.
Signor Sindaco, vale di più un cigno o la libertà di stampa e il diritto dei cittadini ad essere informati?
E già che ci siamo… nelle immagini delle fototrappole si vedranno anche le migliaia di buche, quelle sì vere trappole, con le quali dobbiamo convivere ogni giorno, in attesa che Di Bonaventura faccia le manutenzioni?