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Fatto il bilancio, adesso si può fare la Giunta. Quella vera. Una Giunta, intendiamo, che possa davvero affrontare e risolvere i problemi della città ma che, prima di quelli, risolva i problemi stessi della Giunta, quelli che hanno di fatto reso farraginosa e poco produttiva l’attività del primo anno di “Gianguido Sindaco”. Problemi che vanno dall’inesperienza di qualche assessore (Falini, Mistichelli, Filipponi) chiamato a costruirsi un suo ruolo, all’eccessivo carico posto sulle spalle di altri (Di Padova), alle “vite parallele” della vicesindaca Marroni, fino all’inutilità amministrativa del sovraesposto Di Bonaventura, del quale abbiamo ampiamente scritto ieri. 

Problemi che il Sindaco, ovviamente, non poteva conoscere al momento del varo della sua giunta, ma che adesso deve affrontare e risolvere, perché è già stato consegnato alla storia il 20% della prima “era Gianguido” e, francamente, la Storia non sembra essersene accorta. 

Serve una scossa, che non può non passate attraverso un rimpasto, anche se meglio sarebbe un azzeramento totale, per rifondare ex novo la Giunta. Il Sindaco D’Alberto, però, non ha l’indole rifondatoria, quindi non vedremo rivoluzioni. Non resta che sperare in un aggiustamento di rotta, perché sarebbe davvero un errore (grave) di valutazione da parte del primo cittadino quello di considerare quella attuale una squadra pronta ad arrivare alla fine del viaggio. 

D’Alberto svesta i panni dell’allenatore comprensivo e partecipe, vesta la giacchetta dell’arbitro e sfoderi il cartellino rosso per cacciare chi non ha meritato di restare in partita. A cominciare dalla vicesindaca, sulla quale però è necessario spendere qualche parola in più. Maria Cristina Marroni è persona di grande livello, conosce l’odore delle pagine scritte e il rumore dei passi nei musei, sa leggere negli occhi dei ragazzi ai quali insegna e in quelli degli adulti coi quali si confronta. È una persona cortese e garbata. Ha un solo neo, che la rende in questa nostra valutazione destinata ad essere la prima da sacrificare. Se D’Alberto vuole costruire una nuova Teramo, dovrà poter contare, nei prossimi quattro anni, sull’assoluta condivisione della méta da parte di tutta la sua squadra. Teramo 3.0, il partito della Marroni, invece non perde occasione per vantare la propria diversità, dal godere dell’elezione di un presidente di centrodestra in Provincia, per arrivare alla campagna elettorale per candidati della Lega in Regione.   Nel mezzo: post insultanti, atteggiamenti strafottenti, continue provocazioni a mezzo social... sublimate il quel “non riesci neanche a pisciare in piedi” che l’ideologo di Teramo 3,0, Christian Francia ha “offerto” al capogruppo della lista del Sindaco, Andrea Core. 

Alta politica, insomma. 

Il segno di un’impossibilità di rapporto che non si risolve chiudendo le finestre del Comune, perché i teramani non ascoltino queste amenità, ma tirando fuori il cartellino rosso. Via (purtroppo) la Marroni e via (per fortuna) Teramo 3.0. 

Cartellino rosso merita anche Valdo Di Bonaventura, visto che ormai i cigni alla Villa li ha messi e che delle sue altre deleghe si occupano - per volere del Sindaco - altre persone. 

Fermiamoci qui, per ora. Perché dobbiamo fare due conti.

Cacciando Marroni e Di Bonaventura, D’Alberto perderebbe quattro voti in Consiglio,  ovvero i due di Teramo 3,0 e i due di TeramoVive. La soluzione è già scritta: i due assessorati “liberatisi” vanno uno alla lista di Mauro Di Dalmazio e uno a quella di Giovanni Cavallari. E così facendo non solo si recuperano tre voti in Consiglio, ma si aumenta in modo considerevole la rappresentanza dei teramani, visto che a fronte della perdita degli 809 voti di Teramo Vive e dei 702 di Teramo 3.0, si recuperano alla vita amministrativa i 2524 di Al Centro per Teramo e i 2599 di Bella Teramo. E se poi il discorso lo si sposta alle preferenze personali, si passa dalle 554 totali dei due assessori attuali alle 6722 totali dei due ex candidati sindaco. 

Ma non basta. Anche se questa sarebbe, nella logica del Sindaco, già una rivoluzione, crediamo che serva un passo ulteriore: sei assessori sono pochi, va spacchettato l’assessorato della Di Padova, per assegnare metà delle deleghe ad un altro assessore, ovvero Verna, recuperando un carico di esperienza che a questa giunta manca. E non sarà uno stipendio in più a mettere a rischio le casse comunali (non sarebbero un rischio neanche due assessori in più, qualora il Sindaco, in ossequio alla squadra, volesse tenersi Valdo). Già, ma un Verna in più  provocherebbe uno squilibrio tra Pd e Insieme possiamo... nessun problema: Filipponi è già vicesindaco di fatto