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Il 18 dicembre 2021, il nuovo Consiglio Provinciale di Teramo non ha eletto nessuna rappresentanza femminile. Non ci saremmo aspettati un tale risultato, dato che nelle diverse liste erano presenti 13 donne su 35 concorrenti, con una percentuale pari al 37%. E' anche il primo Consiglio Provinciale, dopo tanti anni, che non registra la rappresentanza di genere. 

Ma non c’è da stupirsi: la disparità di genere riguarda tutti i livelli del potere politico, dal parlamento alle giunte e consigli regionali: il governo di MarioDraghi, smentendo gli auspici della vigilia, ha visto solo  8 donne sui 23 ministri e la maggior parte a capo di dicasteri senza portafoglio. L’Abruzzo, poi, da questo punto di vista è uno dei più “maschili” in Italia, Paese che a sua volta ha una delle minori percentuali di donne in ruoli apicali in Europa. Il Consiglio regionale abruzzese è composto da 5 donne e 25 uomini, con la percentuale del 16,6%, ben al di sotto della media nazionale del 22,3%. L’unicaassessora su sette componenti di giunta è Nicoletta Verì della Lega. Si registra così la percentualepiù bassa di presenza femminile negli esecutivi regionali, come calcolato dall’associazione Openpolis: il 12,5%  assieme alla Valled’Aosta.

Eppure, la questione delle pari opportunità è ormai ribadita dall'art. 122 della Costituzione e dalla Legge del 2 luglio 2004 n. 165 (disposizioni di attuazione dell’art. 122 Cost), all’art. 4 dove si enumerano i principi fondamentali cui deve attenersi la legislazione regionale. La legge 15 febbraio 2016 n.20 ha poi introdotto all’art. 4 comma 1 della predetta Legge 165/2004, la lettera c-bis che aggiunge agli altri  principi fondamentali ivi stabiliti, quello della promozione delle pari  opportunità  tra  donne  e  uomini nell'accesso alle cariche elettive e individua i criteri cui deve attenersi la legge regionale per assicurare le pari opportunità. 

Certo, la legge stabilisce la parità di accesso, ma non garantisce la eleggibilità con alcuna percentuale! I Consigli provinciali non fanno eccezione.  

Già il rapporto Ocse 2017 ci ricordava che  l’uguaglianza di genere non è unicamente un diritto umano fondamentale, ma è anche la pietra angolare di una economia prospera e moderna, che punta a una crescita sostenibile e inclusiva, in cui uomini e donne possono dare il loro pieno contributo a casa, sul lavoro e nella vita pubblica. A beneficio dell’economia, dello sviluppo, della cultura e della società nel suo complesso.

Sull'anomalia della composizione del Consiglio Provinciale di Teramo, ci aspettavamo una risposta da parte dei “dirigenti” dei partiti e dei movimenti politici, ed anche da parte di tutti coloro che credono ancora in una democrazia rappresentativa paritaria e inclusiva.

Inoltre, preoccupa e sconforta il fatto che le amministratrici, pur presenti nei consigli comunali della provincia di Teramo, non siano state attente ad evitare un risultato che penalizza così fortemente le donne. Purtroppo, a riprova del fatto che la rappresentanza di genere non rientra tra i valori e gli obiettivi della politica teramana, le uniche voci sono state quelle della Presidente Commissione Pari Opportunità della Provincia di Teramo, della Consigliera di Parità della Provincia di Teramo e della Presidente della Consulta Pari Opportunità del Comune di Teramo e l’unico ad esprimersi sul tema è stato il Presidente Diego Di Bonaventura, che nella prima seduta del nuovo Consiglio Provinciale ha dichiarato: "Mi spiace molto che non sia stata eletta una donna, credo che il lavoro portato avanti da Beta Costantini sia stato eccellente e ritengo che l’assenza di una consigliera in assemblea rappresenti, in generale, un forte limite".

Lo riteniamo un grande limite anche noi ed è per questo chechiediamo alla politica teramana e ai consiglieri di maggioranza:  Lanfranco Cardinale,Ennio Pavone,Luca Corona,Giovanni Luzii,Frangioni Luca, JwanCostantiniGennarino Di Lorenzo, e di minoranzaMauro GiovanniScarpantonio,Graziano Ciapanna,Vincenzo D’Ercole,Luca PilottiErnesto Iezzi, di trarne le conseguenze, anche attraverso un gesto, quello delle dimissioni, che consentirebbe la elezione di almeno una donna in seno al Consiglio Provinciale.