Il sindaco ha parlato in una conferenza stampa solitaria e autoassolutoria (QUESTA ndr). Ha detto che il disavanzo da oltre 12 milioni e mezzo non è colpa sua. Il Covid, il commissariamento, le elezioni e perfino gli uffici comunali hanno contribuito alla situazione. Ha parlato di razionalizzazioni, di parcheggi a pagamento, di utenze da scaricare sulle associazioni. Ma non ha chiesto scusa. E, soprattutto, non si è assunto alcuna responsabilità politica per una gestione che dura da 16 anni. È grave che un sindaco scarichi la colpa sui dipendenti comunali senza interrogarsi sulle proprie scelte: chi ha deciso come organizzare gli uffici? I dipendenti fanno quello che possono con gli strumenti e le indicazioni che ricevono. Ed è grazie a loro che si è arrivati ad un ottimo livello di riscossione. Chi ha rinviato per anni la riscossione? Chi ha scelto di non affrontare il problema fino a quando è esploso? La responsabilità, quando si guida una città, è sempre di chi amministra. Intanto, mentre lui, “l’insegnante, il ragazzo di Nelluccio”, rassicura che “non finirà il mondo”, la città cambierà. In peggio.
Lo vedranno le famiglie alle prese con nuove tariffe e parcheggi a pagamento anche davanti all’ospedale e alle scuole. Lo vivranno le associazioni, costrette a sostenere nuove spese. Lo subiranno le persone che tengono insieme la città ogni giorno, spesso senza visibilità, ma con dedizione. Lo dovrà affrontare il personale docente e non docente che ogni giorno viene a prestare servizio ad Atri o il personale medico dell'Ospedale.
Quanti utenti potrà perdere l’Ospedale? E l’INPS? E gli altri servizi? E, se le prestazioni caleranno, quali saranno le conseguenze su questi servizi pubblici?
Lo porteranno come un macigno sulle spalle i fragili, gli ultimi. Su chi credete che cadrà il peso del fallimento suo, anzi del loro, fallimento? Su chi si abbatterà la famelica azione delle riscossioni? Su chi, in silenzio e con dignità, ha continuato a pagare, anche dilazionando in piccole rate, il proprio debito pur di non venir meno ai propri doveri. E la cosa che fa davvero rabbrividire per la disumanità è scaricare su di loro le colpe. Vessati, sacrificati, abbandonati e incolpati.
Atri è una città che ha scelto i servizi, la scuola pubblica, la cultura, la sanità, lo sport. Una città viva, fatta di relazioni, impegno, volontariato. Oggi tutto questo è a rischio, sacrificato sull’altare di un piano che chiamano “di riequilibrio”, ma che assomiglia sempre più a un arretramento sociale.
Atri non è un bilancio da pareggiare. È una comunità che merita rispetto ed è da qui che bisogna ricominciare.
Gianluigi Antonelli
Coordinatore di Atri
Sinistra Italiana