Non è solo una festa. Il 2 giugno è il giorno in cui l’Italia ha scelto di credere nella libertà, nella partecipazione, nella possibilità che ogni cittadino e ogni cittadina potesse contribuire alla costruzione della vita democratica del Paese. È la data in cui si è affermato, non solo a parole, ma con un gesto collettivo, il valore della dignità e dell’uguaglianza.
Quel giorno votarono, per la prima volta, anche le donne. Ma non fu solo un traguardo. Fu l’inizio di una promessa: che la Repubblica avrebbe saputo includere, rappresentare, riconoscere ogni persona, al di là del genere, del ceto sociale, delle condizioni di partenza.
A quasi ottant’anni di distanza, quella promessa è ancora aperta. Le discriminazioni sui luoghi di lavoro, i divari salariali, le carriere interrotte, il peso del lavoro di cura, sono solo alcuni dei segnali che ci ricordano che la parità è ancora un traguardo da raggiungere. La Costituzione ci indica la strada – con l’articolo 3, con l’articolo 37 – ma serve una volontà collettiva per percorrerla fino in fondo.
“La Festa della Repubblica ci richiama ogni anno all’impegno per costruire davvero una Repubblica delle opportunità. Non solo per le donne, ma per tutte e tutti: per chi è discriminato, per chi fatica a far sentire la propria voce, per chi ogni giorno lotta per essere riconosciuto. Come Consigliera di Parità, sento il dovere di ricordare che non c’è democrazia compiuta senza uguaglianza sostanziale, e che la Repubblica si realizza pienamente solo quando ciascuno ha le stesse possibilità di contribuire alla vita del Paese.”
Nel mio lavoro quotidiano sul territorio, incontro ancora troppe persone il cui talento viene frenato da ostacoli invisibili. Ma incontro anche una grande voglia di riscatto, di futuro, di cittadinanza vera. È da qui, da questa energia, che dobbiamo ripartire. Perché il 2 giugno non è solo memoria: è una direzione, una speranza concreta. Una Repubblica che non escluda, che non dimentichi, che non lasci indietro.