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TULLIIMIRIAMMentre il sindaco vola da Roma a Napoli e prepara la trasferta per Palermo, in Comune si rimescolano (con cautela) le carte nei settori strategici

La rotazione dei dirigenti comunali si farà, ma senza rivoluzioni. Almeno secondo le indiscrezioni che circolano sempre più insistenti nei corridoi del Municipio. Nessuno scossone in arrivo, assicurano i ben informati: si tratterà piuttosto di un rimpasto tecnico, con spostamenti mirati e un generale “giro di valzer” tra le deleghe.

Tra i cambi più significativi, spicca quello di Tamara Agostini, che dovrebbe lasciare la guida del Personale per prendere le redini dell’Avvocatura, rimasta finora senza una guida stabile. Al suo posto dovrebbe subentrare Daniela Cozzi, con un passaggio di consegne che non dovrebbe creare frizioni.

In parallelo, Fulvio Cupaiolo diventerà il riferimento per il settore Appalti, mantenendo però anche le deleghe già in suo carico, tra cui SUAP (Sportello Unico per le Attività Produttive) e SUE (Sportello Unico per l’Edilizia). Una concentrazione di responsabilità che lascia intendere una certa continuità gestionale, più che una visione riformatrice.

Tutto, ovviamente, sarà deciso dal sindaco Gianguido D’Alberto e dall’assessore al Personale Miriam Tulli, ma i tempi sembrano rapidi. Il primo cittadino, infatti, è stato impegnato tra ieri e oggi in viaggi istituzionali a Roma e Napoli, e domenica ripartirà alla volta di Palermo, dove per conto dell’Anci Nazionale affronterà il dossier rifugiati.

Una tabella di marcia fitta che sembra lasciare poco spazio alla gestione interna della macchina comunale, proprio mentre sul tavolo ci sono scelte organizzative non banali. Il rischio, come spesso accade, è che le rotazioni si trasformino in una formalità, utile solo a muovere qualche pedina senza cambiare davvero il gioco. E sembra questo il caso.

Nel frattempo, resta da capire se – e come – questa mini-riforma riuscirà a incidere sulla qualità dei servizi e sull’efficienza degli uffici. Perché a cambiare targhe sulle porte si fa presto, ma a cambiare la cultura amministrativa, quella vera, serve ben altro.