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Ad Alba Adriatica, l’incantevole cornice di Villa Flaiani ha tenuto a battesimo la presentazione del libro “Bartali l’ultimo eroico” (edito da Edizioni Minerva) scritto da Giancarlo Brocci, padre ed inventore de L’Eroica (la cicloturistica d’epoca più partecipata in assoluto al mondo sulle strade bianche nel Chianti con biciclette e abbigliamento d'epoca) pronta ad onorare la data del 4 ottobre nonostante le restrizioni anti Covid-19.

A fare gli onori di casa l’amministrazione comunale di Alba Adriatica con il sindaco Antonietta Casciotti e il consigliere comunale Pietro Temperini, insieme al consorzio Costa dei Parchi (con in testa il presidente Andrea Montecchia e il presidente dell’associazione balneatori Marco Capoferri), in un momento d’incontro “armonico” tra il ciclismo del passato e quello del presente dove la bicicletta continua ad assumere un ruolo sempre più predominante con il turismo e lo sviluppo del territorio abruzzese con il plauso di Marco Marsilio (presidente della Regione Abruzzo), Emiliano Di Matteo (consigliere della Regione Abruzzo), Diego Di Bonaventura (presidente della Provincia di Teramo) e Pietrangelo Panichi (presidente dell’Unione dei Comuni della Val Vibrata).

Gino Bartali non è stato solo il campione sportivo che tutti conosciamo per le sue leggendarie imprese (la rivalità con Fausto Coppi, i trionfi al Giro d’Italia e al Tour de France) e il suo coraggio (come “Giusto fra le Nazioni” per aver salvato durante la Seconda Guerra Mondiale 800 ebrei perseguitati dalla Shoah nascondendo documenti falsi nella sua bicicletta) ma è stato un personaggio di grande fede che ha incarnato la coerenza dei valori, l’umiltà e il grande senso civico.

“Il ciclismo vero ed autentico è finito ai tempi di Bartali – ha spiegato Giancarlo Brocci - che è stato un padre della Repubblica insieme ad un altro immenso campione come Fausto Coppi. Il testo della canzone di Paolo Conte, che abbiamo ascoltato nell’apertura di questo incontro, ci racconta un’epoca e un’atmosfera del ciclismo che fu con il riferimento al naso triste da italiano allegro, alla ribellione dei francesi verso gli italiani e il sedersi in cima a un paracarro. Sono qui per portare avanti il messaggio di restituire il ciclismo alla gente. Abbiamo il dovere di recuperare questo meraviglioso sport nei confronti della gente perché è diventato troppo ad appannaggio del mondo professionistico. Vogliamo recuperare la radice autentica del ciclismo e il libro che ho scritto rappresenta una tangibile testimonianza. Il pubblico ha bisogno di riappropriarsi dell’anima e dell’humus di questo sport grazie alle imprese dei campioni come fece Gino Bartali nel Tour de France del 1948 che riuscì a vincerlo salvando poi l’Italia dalla guerra civile a causa dell’attentato a Palmiro Togliatti”.

Brocci ha voluto porre l’accento sul legame tra Gino Bartali e l'Abruzzo dove lasciò due volte il segno al Giro d’Italia agli inizi della sua carriera professionistica: nel 1935 vincendo la tappa di L’Aquila (per la prima volta nella storia della Corsa Rosa) e nel 1936 di nuovo un’affermazione di tappa nel capoluogo abruzzese oltre a indossare la Maglia Rosa e ad ottenere il primo dei suoi tre trionfi nell’albo d’oro del Giro (1936, 1937 ed anche nel 1946, edizione della Corsa Rosa che celebrò la rinascita del nostro Belpaese dopo il dramma e le macerie della Seconda Guerra Mondiale).

“Sono sempre più orgogliosa di portare avanti la memoria della famiglia Bartali – ha affermato Gioia Bartali, nipote di Gino - oltre alle testimonianze del loro passato tra sport e vita. Col passare del tempo ho preso consapevolezza che la figura di mio nonno ha tanto da insegnare perchè la stima e il rispetto da parte della gente verso il personaggio di Gino Bartali rappresentano un valore aggiunto che non conosce età e abbraccia intere generazioni”.