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SSD PALLONI2Ieri, il Città di Teramo, ha perso l’ultimo treno per la promozione in serie C. La sconfitta fa molto male, in quanto maturata nel derby contro il Chieti, in maniera immeritata e proprio mentre la Samb impattava per la terza volta consecutiva. 

Una gara sfortunata, nata sotto una cattiva stella. Notevole l’incapacità, sotto porta, di finalizzare la grande mole di gioco. 

Dall’altro lato, un Chieti cinico, il cui punterosVuthaj è sembrato bravo e pure fortunato. 

Un vero e proprio peccato originale quello del Teramo. Non ci stancheremo mai di ripetere che questo girone è molto livellato e che non vi sono formazioni con organici insuperabili. D’altronde la crisi economica e le riforme federali stanno stritolando le società dilettantistiche, motivi per i quali allestire squadre forti in serie D è sempre più complesso. 

Tra questo Teramo e il primato in classifica, tuttavia, vi era un sottile filo di separazione. Condividendo la linea verde per i portieri, entrambi di ottima qualità, la linea difensiva – pur dimostrando un buon rendimento complessivo – era ed è priva di un leader, di un giocatore di livello superiore, dotato di tecnica, esplosività, visione e tempi di gioco. Nel calcio di oggi, il gioco inizia quasi sempre da dietro. Due le possibilità. Fare due o tre tocchi e buttarla davanti alla viva il parroco o riuscire ad aggirare il pressing offensivo e creare subito spazi nella zona nevralgica del campo o sulle zone laterali.  Ciò premesso, nel dopo gara, molte critiche sono state indirizzate al teramano, Davide Cipolletti. Lungi da noi fare gli avvocati difensori, ma alcune puntualizzazioni ci sentiamo di farle. Il ragazzo ex Parma, nonostante la pubalgia acuta che ha da quasi due mesi, si è sacrificato, ha stretto i denti e ha fatto ricorso, a più riprese, all’ausilio degli antidolorifici. Insomma, si è sacrificato per onorare la maglia biancorossa, pur sapendo che il mancato riposo potrebbe contribuire a rendere cronica la condizione acuta. Ma non si poteva fare diversamente, vista l’assenza di alternative. Un errore ci può stare, così come se ne contano – da inizio stagione -a centinaia da parte di portieri, altri difensori, centrocampisti e soprattutto attaccanti. Un calciatore – come cantava De Gregori – lo vedi dal coraggio e dall’altruismo, come quello di giocare quando non si sta bene. E Davide sta dimostrando coraggio, rispetto alla società e rispetto alla tifoseria. E poi la forza di questo Teramo non è nei singoli giocatori, ma nel suo insieme. 

Ieri, a nostro avviso, è il reparto avanzato ad aver giocato male, nelle sue diverse declinazioni. Tanto gioco e scarsa capacità di ficcarla dentro. Un limite atavico. Nel calcio, vince chi segna un gol di più degli avversari. Guardate la Samb: fuori Eusepi, tre pareggi consecutivi. Guardate il redivivo Notaresco di Saveriano Infantino, che ha già timbrato il cartellino sette volte, a 38 anni suonati. A proposito di Notaresco, la vittoria di Fermo riapre – in extremis – la questione salvezza. Con il bomber ascolano in panca (Massimo Silva), l’aria sembra cambiata. I quattro squilli sulla Fermana testimoniano lo stato di salute della formazione del presidente Di Battista. 
GIGIRRIVA