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CercoDa alcuni giorni tiene banco, nella Teramo biancorossa, la questione del rinnovo del Direttore sportivo Paolo D’Ercole. A rigor di logica, prima di contrattualizzare le componenti tecniche, normalmente le società fissano gli assetti societari. Il Direttore sportivo, in una squadra di calcio, è la figura chiave. Conta più di un allenatore, ma anche molto di più di ogni singolo calciatore. In termini aziendalistici, i DS sono i responsabili degli uffici acquisti. Solo chi ha orizzonti di management conosce l’importanza, in termini di fiducia, competenza e capacità,  di tale profilo. 

Ci saremmo aspettati, quindi, l’immediata conferma del Direttore sportivo Paolo D’Ercole. Non perché ci sia simpatico. Anzi, la simpatia non è tra le sue migliori doti. Ce lo saremmo ampiamente aspettato perchè è bravo, ha fiuto in termini di scouting, è leale, conosce i giocatori e poi centellina ogni minimo denaro societario. Non gli manca neppure il fisico del ruolo, detto in italiano e non nella lingua succedanea e derivata dei cugini transalpini. 

Paolo D’Ercole è il protagonista assoluto dell’ultime stagioni del Teramo. Va riconfermato, anche se la società dovesse assumere un onere economico maggiore, che peraltro sarebbe dovuto visto i risultati ottenuti e il rispetto dei tetti di spesa. 

Ieri, su alcuni media sono comparsi i nomi di possibili alternative a Paolo D’Ercole. Siamo sicuri che il presidente Di Antonio non intenda farsi scappare il DS ex Pescara, Francavilla e Pineto. Anche perché le alternative dovrebbero repentinamente adattarsi ad un contesto complesso, esigente, impegnativo. Di contro, D’Ercole, che avrà pure discusso quattrocento volte con Marco Pomante, allenatore caratteriale e, in quanto tale, di grande qualità,  conosce la piazza, conosce la società, ma soprattutto ha vinto, poi ha rivinto e poi, con mezzi razionati, ha quasi rivinto ancora.

In caso contrario, la società dovrebbe ripartire da zero. Quindi, nessuna continuità con il recente passato e con la stagione ancora in corso. 

Tutti sanno che sono i Direttori sportivi i collettori delle squadre. Basta guardare cosa è successo ad una blasonata società subalpina dopo l’addio di Marotta. 

Ricominciare da capo, anche in presenza di un budget ipoteticamente maggiore, per effetto degli annunciati nuovi ingressi societari, offrirebbe minime garanzie. 

Presumiamo che alcuni giocatori seguirebbero il DS ed immaginiamo che non saranno i più scarsi. 

Insomma, per il bene del calcio Teramo, noi che crediamo nel continuous gouvernment britannico, ci auguriamo che la società faccia presto e bene il rinnovo del contratto di Paolo D’Ercole. 

Situazione ancora non chiarita, al pari, è quella del Direttore generale, l’avvocato Antonio Paoluzzi. Un dirigente molto preparato, una persona di stile e grande capacità di mediazione, poco incline al protagonismo inutile e alla sovraesposizione. Qualità che ci piacciono molto, in un mondo, quello del calcio, in cui pure gli ultimi asini di montagna ragliano di schemi, di tattica, di visioni mirabolanti. Proprio mentre, come cantava De Gregori, ci vuole solo coraggio, altruismo e fantasia. 

Ultimo dispaccio ai naviganti. Se fossi nel Teramo calcio, inizierei già nel mese di maggio, a fare provini per il settore giovanile (classe 2007,2008 e 2009) anche in prospettiva di prima squadra. Il piatto piange e non si intravedono fulmini di guerra. Non lo dico io, che conosco più il cricket che il calcio. Di fatto, Marco Pomante, ai ragazzi tesserati, provenienti dalla juniores, non ha concesso neppure un solo minuto di gioco, nonostante non mi è sembrato che il Teramo schierasse insostituibili campioni. Sapere scegliere giovani forti è la base per la continuità societaria, economica, sportiva. Buon lavoro, Città di Teramo.  
GIGIRRIVA