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CARITATIS.jpgAltro che schede ballerine, il vero scandalo delle elezioni atriane rischia di essere quello delle… intercessioni divine!

Sembra, infatti, che nel corso dell’ultima campagna elettorale, a sostegno di alcuni candidati di Alleanza Civica, sia scesa in campo nientepopodimenoche la Caritas.
E l’avrebbe fatto, cosa ancor più grave, chiedendo il voto agli assistiti, ovvero alle persone che vivono in condizioni di grande disagio e che si rivolgono alla Caritas per ricevere aiuti.

Non serve - vero? - che io stia qui a sottolineare quale sia il rapporto di “dipendenza psicologica” che si crea in questi casi e quanto, di riflesso, quella richiesta di voto possa pesare sul senso di gratitudine, che una persona “aiutata” prova nei confronti di chi l’aiuta.

E invece sì, serve, perché amplifica la gravità di una richiesta di “sostegno elettorale” che già di suo è grave per l’ambiente nel quale è maturata.

Giova ricordare, infatti, che la Caritas Italiana è un ente confessionale della CEI (Conferenza Episcopale Italiana, l'unione permanente dei vescovi cattolici in Italia) per la promozione della carità.

E che fa la Caritas? «Si prefigge lo scopo di promuovere «la testimonianza della carità nella comunità ecclesiale italiana, in forme consone ai tempi e ai bisogni, in vista dello sviluppo integrale dell'uomo, della giustizia sociale e della pace, con particolare attenzione agli ultimi e con prevalente funzione pedagogica» come recita l’articolo 1 dello Statuto.
Voi avete letto, per caso, tra gli scopi anche: “…partecipa alle campagne elettorali”?

Io no.

E infatti, non può.

Mai, tranne che ad Atri.

Perché ad Atri, ha potuto.

Alcuni esponenti della Caritas, infatti, avrebbero chiaramente chiesto un appoggio elettorale per alcuni candidati di Alleanza Civica, ovvero la coalizione scesa in campo a sostegno del candidato Sindaco Alfonso Prosperi, poi battuto per 11 voti dal Sindaco rieletto Piergiorgio Ferretti.

E l’avrebbe fatto - ripeto - pur sapendo benissimo che la Caritas, per definizione, è apartitica e apolitica. 

Un fatto grave che, se confermato, dovrebbe prevedere immediatamente l’intervento del direttore generale della Caritas Diocesana di Teramo e dello stesso vescovo, monsignor Lorenzo Leuzzi.

E visto che la cosa è confermata, faranno bene ad intervenire.

Secondo le indiscrezioni che ho avuto modo di raccogliere, infatti, la campagna elettorale “caritatevole” sarebbe stata orientata verso due candidati specifici: in primis Antonella Innamorati, che è anche volontaria molto impegnata nella stessa Caritas e poi Giammarco Marcone, già candidato Sindaco e attuale consigliere comunale.
Toh, guarda caso: due dei sei firmatari del ricorso al Consiglio di Stato che ha poi portato all’annullamento delle elezioni di Atri, due veri paladini della legalità, che mi auguro vogliano immediatamente prendere le distanze da questa “sponsorizzazione” della Caritas, dichiarando almeno di non esserne a conoscenza.

Perché nessun paladino della legalità, è ovvio, potrebbe mai accettare di ricevere voti chiesti “indebitamente” da chi non avrebbe mai dovuti chiederne. 

Nessun paladino della legalità, dovrebbe mai accettare che venga speso il suo nome per orientare una scelta di voto, specie se a farlo è il rappresentate di un’organizzazione caritatevole nei confronti di chi vive anche di quella carità

Mi rendo conto, però, che fino ad ora ho raccontato un fatto, ma senza mai citare l’autore, ovvero senza mai nominare la persona che avrebbe gestito questa campagna elettorale non consentita, invitando gli assistiti della Caritas a votare per la Innamorati e rivolgersi a Marcone.

E immagino che voi, miei cari lettori, un nome lo vogliate.
E allora ve lo faccio: Annamaria Di Palma, direttrice della Caritas di Atri. 

Sarebbe stata proprio lei, infatti, a chiedere un appoggio per la Innamorati e ad invitare gli assistiti a rivolgersi anche a Marcone per segnalare tutte le “malefatte” dell’amministrazione… sì sì “malefatte”, avrebbe detto proprio così… nel pieno rispetto dell’ideale cristiano del non giudicare.

E non solo, perché nel suo spendersi per la candidata Innamorati, la direttrice della Caritas di Atri ne avrebbe anche dettagliato il ruolo in Giunta, una volta eletta: “assessore al sociale”.

Mi fermo qui, in attesa delle reazioni e, soprattutto, della presa di distanza della stessa Innamorati e Marcone, se non sapevano, oppure delle loro pubbliche scuse, se sapevano.

E resto anche in attesa di vedere che decisioni assumerà la Diocesi…

Ho sempre pensato che, nei fatti di chiesa, prendere i voti significasse dedicare la propria vita al Signore… non invocare qualche preferenza elettorale in più…



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